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  25/04/2024 - 00:19

 

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Henri-Pierre Roché
Taccuini
Milano, Adelphi, 1998

 




                     di Ilaria Monici


"Nell'Europa degli anni Venti, come appena lavata dalla guerra, Rochè ci dipinge il corpo, il corteggiamento, l'erotismo, l'abbandono nel desiderio interminabile di una ricerca dell'assoluto, che egli sapeva magicamente esaltare e rispettare anche nelle donne amate". Henri-Pierre Roché, dilettante di genio e rigorosamente dandy, era alto, magro,muscoloso, con gli occhi chiarissimi e i capelli a spazzola. Consacrò la sua vita alle donne oltre che alle altre sue due grandi passioni: i viaggi e la pittura. Fu un magnifico mercante d'arte o forse è più corretto dire un mediatore.
Voleva anche fare lo scrittore.
La sua lunga vita di cui Jean Clair scrisse: "Se Roché aveva aspettato tanto a scrivere un romanzo, è perché la sua stessa vita era stata un romanzo", scorre dalla Parigi dei primi anni del nostro secolo. Quella Parigi in cui Picasso aveva già chiuso con il periodo rosa e cambiava continuamente donne e Modigliani, la sera, faceva il ritratto a chi gli pagava da bere al Cafè Dome o alla Rotonde. Pierre, come lo chiamavano gli amici, viveva perfettamente integrato e conosceva tutti in quel mondo di poeti, di artisti, di modelle, di stravaganti, di rivoluzionari e di dame del bel mondo che erano scesi da Montmartre a Montparnasse e li si aggiravano e si incontravano prima che la guerra mondiale travolgesse tutto. Proprio al Cafè Dome, in cui si ritrovava la "colonia tedesca", Roché aveva un amico, un poeta tedesco, appunto, ebreo, piccolo e rotondetto: Franz Hessel.
Nel 1910, Pierre Rochè riuscì a organizzare l'incontro fra Gertrude Stein e Picasso e in quello stesso periodo divenne il consigliere e il compratore del collezionista John Quinn, amico di Pound e protettore di Joyce negli Stati Uniti. Il loro rapporto di amicizia e collaborazione si interromperà soltanto alla morte di quest'ultimo, nel 1925.
Roché dichiarato inabile alla "guerra di trincea", al momento dello scoppio della prima guerra mondiale, si arruolò nei servizi ausiliari e venne mandato a New York, come incaricato in una missione speciale. Avrebbe dovuto rimanerci quindici giorni, ci restò tre anni. In quel periodo, negli ambienti newyorkesi, intorno alla figura per Roché, mitica, del suo amico Marcel Duchamp, si muovevano uno stuolo di personaggi quali: Louise e Walter Arensberg appassionati collezionisti d'arte e mecenati accorti, Joseph Stella, Francis Picabia e sua moglie la musicista: Gabrielle Buffet, Edgar Varese, Katherine S.Dreier, Beatrice Wood e lo stravagante poeta pugile Arthur Cranvan.
Fu proprio Duchamp che fece nascere a New York, quasi in contemporanea con quanto avveniva in Europa, precisamente a Zurigo, il movimento Dada. Cominciò così, in quell'ambiente, senza che forse neanche loro stessi se ne rendessero perfettamente conto, quello che sarebbe rimasto come il tentativo più esasperato di saldare la frattura fra arte e vita, di trasformare la poesia in azione, in gesto provocatorio e scandaloso, inventando continuamente la propria esistenza. In quel momento "sospeso", nell'immediatezza e nella spontaneità sovversiva del gioco, nell'aleatorietà di qualunque principio, avevano sognato un sogno, quello di poter cambiare le regole del gioco, infischiandosene delle leggi della morale borghese.
In questa appassionata ricerca di una "certa aria di vivere", volevano inventare un nuovo modo di amare, una "nuova carta dell'amore".
Quando finita la guerra, Pierre Roché tornò a Parigi, riprese la sua vita errante, al ritmo dei suoi umori e delle sue fantasie. Conobbe fra l'altro uno scrittore russo, un certo Semenoff e con lui attraversò a piedi gli Appennini dall'Adriatico a Napoli. Poi divenne consigliere e scopritore di quadri per il rajah di Indore e al suo seguito trascorse lunghi soggiorni in India.
Fu comunque, subito, al suo ritorno dopo il "periodo newyorkese" che Hessel e Rochè ripresero a scriversi ed è da Domenica 11 luglio 1920, con la partenza di Pierre per la Germania, che inizia: Taccuini.
Taccuini è soltanto un frammento racchiuso in due anni, di quella lunghissima riflessione che Roché ebbe con se stesso per tutto l'arco della sua vita, tenendo quotidianamente dei diari, delle note che furono poi fatte trascrivere, meticolosamente a macchina, da Francois Truffaut , dopo la sua morte.
Taccuini, giorni di vita vissuta, materia grezza di assoluta purezza da cui poi Roché prenderà a piene mani per scrivere Jules e Jim e Le due inglesi e il continente, può essere considerato un romanzo erotico, adesso a distanza di più di settant'anni, in cui si sorride pensando all'abbandono scandalizzato da parte della dattilografa incaricata della trascrizione? Taccuini, come uno squarcio di vita illuminato dal sole, in quel prato intorno allo chalet di montagna dove abitavano Franz e Helen Hessel. Quella stessa Helen che aveva il sorriso della statua di Calcide, vista da Roché in Grecia, insieme a Franz Hessel nel 1911.....
Un sorriso potente, giovane, assetato di baci forse di sangue. Non era il suo un sorriso di donna, non era un sorriso di un attraente seduttrice. E' un sorriso che hanno angeli e pagani, beati e santi e gli dei della Grecia arcaica. Uomo o donna che cosa importa quando è un dio a sorridere.
In Taccuni non si incontra mai la parola sesso ma si capisce l'amore e la vita di una persona alta ed eccellente come Henrì Pierre Roché. Solo vita reale...

Henri-Pierre Roché, Taccuini, Milano, Adelphi, 1998

Voto 8 

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