“La
realtà è, in fin dei conti, solo una coincidenza momentanea su un globo enorme,
brulicante di possibilità che non si realizzeranno mai”. È questo il terribile
segreto che David
Grossman sembra volerci sussurrare nelle sue
intense ed estremamente liriche pagine.
Sembra
una storia
d’altri tempi. Yaris vede Myriam tra la gente. Eppure
percepisce in lei il fascino discreto di chi, in un mondo pervaso dal rumore,
riesce ancora a sentirsi solo. E le scrive una
lettera. E le chiede di accettare un rapporto che superi le normali congetture,
i normali schemi e rigori, che vada al di là di
qualsiasi altra relazione lei abbia mai vissuto. Le chiede di accettare un
rapporto fatto solo di parole. E le chiede di affidare
alla parola scritta solo ciò che lei di volta in volta si sentirà libera di
voler raccontare.
Myriam resta conquistata da questa proposta e, senza
rendersene neanche conto, comincia a percepire che la sua vita ha assunto un altro tono e un altro spessore, ora che Yaris
è entrato a far parte del suo immaginario.
La “corrispondenza di amorosi
sensi” che si istaura tra i due dà vita ad un processo di avvicinamento che in qualche
modo li fa crescere e li fa uscire da quel senso di solitudine interiore nel
quale erano imprigionati e fa maturare giorno dopo giorno in loro la
consapevolezza che i momenti più belli della loro vita sono quelli che non
hanno mai vissuto, quelli nei quali l’attesa per il realizzarsi di qualcosa è
più bello e piacevole del realizzarsi stesso dell’evento. Ed
ogni desiderio svela il massimo della sua sensualità proprio nel momento in cui
cela la sua impossibilità nel realizzarsi.
In una delle sue lettere, Yaris confessa che quella
mattina stessa, mentre era in giro per Tel Aviv, nei dintorni di
Beit-Lessin, avrebbe voluto avere Myriam lì vicino a sé: “Niente di particolarmente audace, solo
camminare con te, mano nella mano. Sedere insieme in un bar”. E poi aggiunge: “Ho persino ordinato due caffè”. Questo
romanticismo sensuale, questa continua tensione verso
l’altro che non perde mai la sua dimensione naturalmente poetica, ne fa
veramente di una
storia dai contorni così gradevolmente sfumati, da lasciare il lettore
avvolto in quella sorta di malia ed ancorato alla pagina come se potesse
trovare lì tra quelle righe l’appagamento dei suoi stessi
desideri.
E la grande invenzione di David
Grossman sta nell’essere riuscito a raccontarci
la storia da entrambi i punti di vista, con una sensibilità non comune, mettendo a nudo pensieri, paure, incertezze ed entusiasmi di
un uomo e di una donna che hanno saputo, lontani dal resto del mondo, affidare
l’uno all’altro la propria anima.
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