L’Inghilterra
è sempre stato luogo per eccellenza per quanto riguarda il teatro e la
letteratura, e nelle innumerevoli proposte provenienti da questa isola prospera
di giovani talenti, non poteva sfuggire il nome del prode Jonny
Glynn, attore della celebre Royal
Shakespeare Company e diletto sceneggiatore alla sua prima prova con questo
romanzo sardonico.
Peter
Crumb è un uomo timido, in preda ad una insicurezza nevrotica, la cui esistenza
ha preso una svolta dopo un episodio violento che ha sconvolto in modo
irrimediabile la sua mente fragile. Peter ha deciso di uccidersi entro una
settimana, e prima di raggiungere la meta, il suo scopo è lasciare un segno
tangibile: in sette giorni Crumb sprigionerà il suo odio verso il genere umano,
senza porsi limiti o criteri di sorta. Una discesa negli inferi in cui la
doppia identità di Crumb, si dibatterà dal suo lato pavido e riflessivo, contro
il suo riflesso diabolico da vendicatore sanguinario che sembra prendere il
sopravvento in una terribile corsa verso la morte, dove il confronto rimarrà
soltanto con i fantasmi della sua coscienza, prima di scomparire per sempre. Un
confronto incessante, in cui l’animo tormentato di Crumb si riversa addosso con
il suo sarcasmo, la sua violenza lucida, che non lascia nessuna speranza, anche
se contagiano con un fascino indistinguibile e penetrano i nostri pensieri, con
una capacità unica di portarci davanti alla fragilità di uno sguardo ultimo e
persino commovente nel suo mettersi a nudo, nel tormento di una fine
preannunciata. Scisso dalla scrittura interiore di Dostoevskij
e placido sulle forme descrittive di un Easton Ellis,
Glynn non smarrisce mai la forza di una scrittura energica, che come un bisturi
affonda nella carne con un malcelato sorriso amaro. Un piccolo grande esordio,
appartenente ad una collana, la
Vertigo, accattivante nelle scelte di libri pronti a
sfoderare un animo nero nelle forme più disparate del racconto.
Voto
7 ½