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Percorso Artusiano
Lo special di Scanner sull'evento
Secondo giorno cammino artusiano
Il 26 marzo 2011 da Castrocaro a Portico di Romagna. I dolori ai talloni proseguono.

 




                     di Tommaso Chimenti


Percorso Artusiano, Lo special di Scanner, secondo giorno, 27 marzo 2011
Percorso Artusiano, Lo special di Scanner, primo giorno, 26 marzo 2011
Percorso Artusiano, Lo special di Scanner, il menù e il blog, 2011
Percorso Artusiano, Lo special di Scanner, incroci, scorci, 2011
Percorso Artusiano, Lo special di Scanner, la strada, 2011
Percorso Artusiano, Lo special di Scanner, la presentazione, 2011


Da Castrocaro a Portico di Romagna. Domenica 27 marzo. I dolori ai talloni proseguono. Le creme non hanno fatto l’effetto sperato. Tutto e subito qui non funziona. Sta rientrando l’idea del cammino di Santiago da completare questa estate. Alla partenza sembra un lazzaretto. Chi zoppica, chi si tiene la schiena. Pastiglie per l’allergia. Ma non manca l’allegria. Siamo vicini a Predappio ma non ci andremo. Non siamo nostalgici. Il gruppo s’allunga, si sfilaccia. Alla mattina poca voglia di parlare. In testa Marco Peroni ha la bandiera arancione del Percorso Artusiano da sventolare alle vetture che arrivano in senso contrario. Prime occhiaie. Kyle si piazza in fondo alla compagnia, per non perdere il vizio. Rosanna ha le racchette da neve, così come Roy (nome da trombettista) che le ha rosa. Carlo Macchi fa filmati in continuazione, mentre il Frassineti, proprietario del ristorante Toscani da sempre di Pontassieve, assomiglia giorno dopo giorno sempre più a Diego Abatantuono. Mi lacrimano gli occhi, ma non è per la commozione ma per il fieno dei campi circostanti. I cani abbaiano dai cancelli delle villette sotto la statale. Odore di concime. Pieno, denso, fragrante, pregnante. Terra. Siamo sulla SS 67, la Tosco romagnola. Siamo nella Romagna fiorentina che fino al 1923 era terra di Toscana. Camminare in direzione (ostinata) e contraria al traffico. Nei piloni del sottopassaggio la pubblicità sbiadita del Circo di Praga. La scritta “Cucciola ti amo” campeggia. Il passo morde lo sterrato. Salutiamo con vigore “Pieve Salutare”. Una foto e via ripartire. Camminiamo, prendiamo appunti, scattiamo istantanee da riguardare a cena attorno allo stesso tavolo. Flavio, toscano ma direttore di un albergo a Rapallo, ha il piumino. Mi fa sudare a guardarlo. Ha anche lo zainetto del Tour de France. Porta con sé anche l’ombrello. Dice “domani pioverà”. Ma lui domani non ci sarà, sul Muraglione. Mi viene in mente la pubblicità dove quel ciclista con la ruota forata dice all’auto che l’ha appena superato a grande velocità “tanto ti ripiglio”. Ai lati: vigne, fiori rosa, fiori di pesco, fiori bianchi di ciliegio. Passiamo un lago da pesca sportiva dal nome Loch Ness. Mi ricorda qualcosa. Prima sosta a Dovadola, che significa due ponti. Famosa qui è la sagra del tartufo bianco. Ci accoglie un simpatico assessore nel teatro comunale a suon di bitter, olive e patatine. Ripartiamo dopo le foto con la rocca alle nostre spalle. Siamo slow foot. Ecco Casone. Kyle (non è Minogue) si rimette in fondo. Ci copre le spalle. Vento caldo. Voglio vivere così, col sole in fronte. Momento fisiologico: chi non piscia in compagnia, è un ladro o una spia. Le gambe sono dure come colonne d’Ercole. I polpastrelli a togliere la polvere dal guard rail. Una banana contro i crampi. Ogni quarto d’ora facciamo un chilometro. Lunga e diritta correva la strada. Le primule sono spuntate sul ciglio della via. Siamo tra la Via Emilia e il West. La zona è quella dell’Acqua cheta, che notoriamente, rovina i ponti. Augusto Novelli non c’entra niente. A Rocca san Casciano mangiamo le piadine sul fiume. Incontriamo un’altra sindaca. Penso “Sono un po’ stanchino”, come Forrest Gump. Cieli neri su di noi. Servirebbe del Latte Più per risollevare le truppe. I Dieci Piccoli Indiani sono arrivati: altri 24 chilometri portati in fondo. A cena cacimpero e rifreddo di lepre, con il Romanelli che declama dal libro dell’Artusi le ricette originali. Per minestre i tortelli e la zuppa di cipolle. Nella sezione Umido l’anatra domestica con la polenta con le fave fresche in stufa. Appena leggiamo l’ultima frase ridiamo come se fossimo alla gita delle medie. Per dolce il latte ruolo, un latte alla portoghese meraviglioso. Impacchi di creme e buona notte. Domani la salita al Muraglione. La tappa più lunga: 28 chilometri. Saliremo fino ai 900 metri di altitudine, la temperatura s’abbasserà. Dovrebbe anche piovere. “E’ tutto qui quello che sai fare?!”, urlava Truman al Grande Fratello. Ecco.

Voto 9 

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