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  18/04/2024 - 03:21

 

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Il racconto fuori porta
Finalmente Montalcino

 




                     di Tommaso Chimenti


Le grandi mura a spiovere ci proteggono. E’ come una calda e grossa mano che tiene nel palmo un uccellino, un cucciolo, un bambino. Stai lì dentro e sai che niente può accadere. Sono spesse ed accoglienti queste pietre roventi, questa porta immensa che apre la visuale e immette, immerge in un altro mondo. E sembra di sentirli i mandolini e le cetre e di vedere i colori dei giullari, i nastri e i pendagli delle dame, le armature dei cavalieri, il fiato che sbuffa dei cavalli, i loro zoccoli ferrati, le briglie in cuoio.

Si respira a pieni polmoni la Storia. Quella con la esse maiuscola. Le mura sono solide. Una volta dentro ci si sente piccoli, come sotto l’ala di un pellicano, come accovacciati nella bocca di un ippopotamo. E’ un afflato diverso questa brezza che fa il giro, si piega sul bastione e scende nella grande aia, nel cortile centrale, nell’immenso spiazzo che era mercato. Voci.

I merli ci guardano dall’alto, le bandiere svolazzano e sembrano danzare, leggere come i petali carnosi delle rose a fianco dei filari con quel tocco naif e sensibile, sincero e sicuro, estetico e cromatico che fa esclamare un “Finalmente” dal cuore.

Sassi, tegole, mattoni, pietre che lasciano una cipria rossastra sui vestiti, lieve bava di lumaca, polvere di stelle che s’alza ad ogni passo di sfibrati camminatori ignari di città d’asfalto. I colpi delle suole quasi generano una piccola eco, un rimbombo, un tonfo sordo che sembrano aggiungersi a tutti quelli che ci sono stati, a tutti coloro che sono passati, una o mille volte, nelle varie epoche su questi grossi ciottoli levigati e lisci.

Siamo piccoli davanti alla magnificenza ed alla potenza della Storia. Terra da toccare che dona frutti prelibati e generosi, succhi rossi rubino, come chicchi di melograno, pietre solide che restano e resistono al cambiamento dei governi, ai mutamenti delle nazioni, alla stupidità umana, un cielo terso sopra che sembra fatto apposta di pastelli da putti pittori provetti e freschi.

E’ tutto qua. E’ un cammino, è un andare, un incamminarsi, con i polpastrelli della memoria pronti a prendere come spugne, con i tentacoli della mente attenti a non lasciarsi sfuggire alcun particolare. E lasciarsi, finalmente, perdere in un piccolo mondo antico, scordarsi alle spalle l’oggi per vivere di passioni eterne

Dentro il castello di Montalcino questo è ancora possibile. Con un calice di rosso sopra la torre, governando la vallata, strizzando gli occhi cotti dall’abbacinio del sole, guardando le dolci colline come meringhe giallognole e chiamarsi, sorridendo, a vicenda, per tutto il giorno Brunello.

Come l’anziano allegro, dai modi gentili e dai pomelli rubicondi che abita sul mio stesso pianerottolo.

Voto 8 

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