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The Company
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Con The Company l'inossidabile Robert Altman torna ad indagare con il suo inconfondibile taglio socio-antropologico un determinato universo tra i tanti possibili, nel caso specifico una compagnia di ballo, il Joffrey Ballet di Chicago, tratteggiato dal regista americano con la sua consueta attenzione ai dettagli realistici e con la sua ormai caratteristica struttura polifonica, capace di focalizzarsi di volta in volta sui singoli protagonisti senza mai perdere di vista il cast nella sua totalità. Decisamente affine alle esplorazioni professionali già ordite in pellicole similari come Nashville (la galassia country), I protagonisti (l'intricato mondo di Hollywood) e Prêt-à-porter (il patinato milieu della moda), The Company si differenzia dai titoli sopra citati per l'assenza di critiche al vetriolo (una costante della filmografia altmaniana): il mondo del balletto è altresì ricostruito nella sua magica alchimia di arte, disciplina, esercizio, frustazioni, genio, infortuni, denaro. Il plot di base in sé e per sé non esiste: in ossequio al titolo, la trama è la compagnia stessa, nel suo complesso insieme di produzione di spettacolo, un'oliata macchina per l'allestimento di performances cui tutti contribuiscono per il risultato finale, dal carismatico direttore Mr. A fino alla ballerina in ascesa Ry, dal coreografo di turno ai maestri di danza, dal primo ballerino alla nuova promessa. In questo Altman è sincero a partire dai magnifici titoli d'apertura, che scorrono sulle immagini di uno spettacolo di danza contemporanea contrappuntato da magnifici cromatismi. Nel corso di The Company seguiremo la genesi di alcuni spettacoli tra passione e sudore, invenzione artistica e ricerca di sponsorizzazioni: e scorgeremo occasionalmente perfino schegge di vite di alcuni dei protagonisti, come l'incontro d'amore tra Ry (ballerina e cameriera part time) e lo schivo ristoratore Josh, magari intassellate tra un'irripetibile danza sotto la pioggia o il coloratissimo spettacolo conclusivo, ma senza mai perdere di vista la compagnia di ballo nel suo insieme, al cui interno Altman (peraltro neofita del settore) ci proietta senza colpo ferire lasciandoci curiosare nel making of degli spettacoli senza troppe spiegazioni, salvo affascinarci quando gli spettacoli prendono forma, colori ed armonia davanti ai nostri occhi. Gli amanti del balletto non potranno prescinderne, per tutti gli altri è in agguato il rischio di non restarne contagiati, ma che sarebbe la vita senza nessuna incognita?

Voto 7/8