"Specchio, specchio delle mie brame..." Tutti conoscono la celebre battuta della fiaba di Biancaneve dei fratelli Grimm dall'altrettanto celebre traslazione animata della Disney del lontano 1937. Dopo tre quarti di secolo di relativa tranquillità in merito, dagli States sono improvvisamente arrivate due nuove versioni cinematografiche del noto soggetto fiabesco: ha aperto le danze la rilettura in salsa bollywoodiana di Tarsem Singh (con Julia Roberts nella parte della regine cattiva), ora arriva anche la traslazione in chiave fantasy di Rupert Sanders, con la star di Twilight Kristen Stewart e un'altra cattiva d'eccezione come Charlize Theron. Biancaneve e il cacciatore gioca le sue carte migliori a livello di ambientazione, cupamente gotica: nel preambolo la piccola principessina Biancaneve resta orfana di madre e, poco dopo, trova una bella matrigna in Ravenna, che il regale padre ha liberato dopo aver sconfitto un'armata di arcani guerrieri. Il re se ne innamora a prima vista, la sposa l'indomani e ne finisce vittima la prima notte di nozze: Ravenna si rivela una strega malvagia che assorbe energia vitale dalle giovani donne per conservare ad libitum la sua giovinezza. Per il regno inizia un periodo di oscurità e tormenti. La principessa Biancaneve, all'insaputa di tutti, cresce in prigionia in una torre del castello, finché Ravenna scopre dall'ombroso specchio magico che dal cuore della figliastra potrà trarre l'immortalità. Fuggita a stento dal malvagio fratello della regina, Biancaneve finisce nella foresta oscura, un luogo da cui nessuno è sopravvissuto per raccontarlo, tranne il cacciatore, vedovo inconsolabile che ha cercato rifugio nell'alcool. Dopo aver stretto un patto con la regina, che gli ha promesso di resuscitare sua moglie, il cacciatore ritrova la principessa fuggiasca, per poi cambiare idea decidendo di condurla nel castello del Duca, il capo dei ribelli. Dopo mille vicissitudini (e l'immancabile mela avvelenata) e con il piccolo aiuto di un gruppo di nani ex minatori, la purezza di Biancaneve ispirerà il popolo a combattere per spodestare la malvagia regina. Niente male nel complesso: il regista è riuscito a barcamenarsi con brio tra incantesimi di magia nera, inquietanti specchi mutaforma, oscuri castelli e foreste incantate, con un pizzico di grottesco e una spruzzata di romanticismo a condire il tutto. Decisamente più convincente rispetto all'esotico mélange della versione di Tarsem Singh. Da provare.

Voto 7