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  18/04/2024 - 10:27

 

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ll cinema 'cannibale'
Lenzi, Deodato, D'Amato, Martino e Massaccesi: i cannibali "de noantri"
Un genere cinematografico in voga tra fine anni Settanta ed i primi Ottanta

 




                     di Giacomo Aloigi


Hannibal "The Cannibal" Lecter
Cannibali italiani


Ormai anche i sassi sanno che il fascinoso Dr. Hannibal "the Cannibal" Lecter ama gustare i piatti di carne umana da lui stesso cucinati, accompagnandoli con contorno di fave e annaffiando il tutto con un Chianti d'annata. Finezze da antropofago intellettuale. Molto più triviali e sbrigativi risultano i cannibali "de noantri", quei mostri sanguinari e voraci che la cinematografia italiana ha proposto con largo anticipo sull'accoppiata Thomas Harris e Jonathan Demme. Già, perché se c'è un genere realmente e genuinamente coniato dai cineasti nostrani è proprio quello "cannibalico". Va detto che le pellicole realizzate dai vari Lenzi, Deodato, D'Amato e Martino tra la seconda metà dei Settanta e i primi Ottanta, hanno per lo più un'ambientazione terzomondista (luogo deputato per le riprese fu in particolare la porzione di foresta amazzonica situata tra Brasile, Perù e Colombia) e rappresentano fenomeni (falsi, ovviamente) di cannibalismo tribale. Citiamo un titolo per tutti, quel "Cannibal Holocaust" di Ruggero Deodato che, uscito l'8 febbraio del 1980, venne sequestrato dopo neanche un mese di programmazione per riapparire solo quattro anni più tardi con la maggior parte delle scene "forti" abbondantemente tagliate.

Ma non sono soltanto questi i mangiatori di uomini che "popolano" il filone. Spostando l'attenzione dal contesto retorico-buonista dei "poveri selvaggi" indotti a riprendere antiche pratiche cannibaliche come forma di reazione alla violenza perpetrata nei loro confronti dai colonizzatori bianchi senza scrupoli, possiamo individuare alcune figure di cannibali psicopatici senz'altro più vicini al modus operandi di Hopkins/Lecter. Tralasciando tutta la nutrita schiera di zombi e affini che non rientrano assolutamente nella nostra analisi, vale la pena soffermarci su due film realizzati tra il 1979 ed il 1980 dal re del sexploitation "made in Italy", Joe D'Amato (alias Aristide Massaccesi). Le pellicole in questione sono "Buio omega" e "Antropophagus". La prima in particolare narra le deliranti e sanguinose gesta di un giovane tassidermista necrofilo che, dopo aver impagliato il cadavere della fidanzata appena morta, la tiene con sé nel letto. Quando incontra qualche ragazza che "ci sta", la porta in quello stesso letto e cerca di possederla accanto alla defunta. Quindi la uccide a morsi. Vi ricorda qualcosa? Il film è davvero notevole quanto a splatter e sequenze scioccanti, come il momento in cui il protagonista addenta voluttuosamente il cuore appena estratto dal corpo dell'amata. Bellissime le musiche dei Goblin. Da guardare, per sicurezza, a digiuno.

"Antropophagus" descrive invece la terrificante vicenda di un gruppo di giovani turisti che approdano su una piccola isola greca dove non sembra esserci anima viva. A dire il vero qualcuno c'è e si tratta di un insigne professore che ha "sbroccato" del tutto quando, naufragato insieme alla moglie ed al figlio, per sopravvivere non ha trovato di meglio che cibarsi dei propri cari. Tornato sull'isola il luminare non sa resistere al "vizietto" e stermina tutti gli abitanti del luogo i cui resti conserva in una sorta di enorme grotta catacombale. Anche i malcapitati turisti, manco a dirlo, fungono da banchetto per il mostro. Da ricordare la scena che vede protagonista una giovane e malcapitata Serena Grandi in versione pre maman . Roba che al confronto Hannibal ci appare un innocuo collegiale. E del resto il simpatico e nerboruto George Eastman, cioè Luigi Montefiori da Livorno, non può certo vantare l'aplombe inglese e la classe aristocratica di Anthony Hopkins. Ma il succitato dittico di film del compianto Massaccesi resta, a nostro modesto avviso, un tassello essenziale e irrinunciabile dell'horror mondiale più estremo. In questo periodo si riparla di questi lavori, ma è probabile che tra poco torneranno in quella zona d'ombra che ospita gran parte del cosiddetto gore.

Voto 7 

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