Terapia e pallottole
Indiavolato
Un boss sotto stress

Dopo il successo a sorpresa di Terapia e pallottole e l'ottima intesa della strana coppia De Niro-Crystal, si poteva evitare l'immancabile sequel? In termini narrativi la cosa non avrebbe avuto senso alcuno, ma in vista dell'inevitabile successo al box office era ovvio che prima o poi avremmo assistito al seguito delle avventure del boss mafioso Paul Vitti e del suo psicologo ebreo, il Dr. Ben Sobel. La storia prende avvio con il crollo psicologico del vecchio Paul Vitti, ospite poco gradito delle patrie galere per due volte vittima di attentati alla sua vita nelle ultime 48 ore: il Dr. Sobel accorre fulmineamente, richiamato in azione dal boss nel bel mezzo del funerale del padre, ciclopico collega verso cui (come gli estimatori del primo film sanno bene) ha sempre nutrito uno schiacciante complesso d'inferiorità. Un Dr. Sobel che sta elaborando il lutto incontra così nuovamente un Vitti in palese delirio melomane (per lo shock canta ininterrottamente le canzoni di West Side Story) e, dopo averlo sottoposto ad esilaranti test clinici, si ritrova a dover ospitare il boss sotto stress a casa sua, dato che l'Fbi ha liberato il capo mafioso affidandoglielo sulla parola per curarlo, con lo scopo occulto di utilizzarlo invece come esca per impedire un’imminente guerra di bande newyorchesi. Al contrario di quanto accadeva in Terapia e pallottole (in cui era lo psicologo a dover 'entrare' nel mondo del crimine organizzato), in Un boss sotto stress è Vitti/De Niro che deve cercare di riciclarsi in una professione 'normale', chiaramente con risultati poco ortodossi quanto sorprendenti, da venditore d'auto ("Guardate che bel bagagliaio: ci stanno almeno tre cadaveri!"), a manesco maître di ristorante e maestro di realismo per una serie TV sulla falsa riga dei "Soprano". Con consumato mestiere Harold Ramis ci conduce ai titoli di coda nel modo più dignitoso possibile ma, per quanto a tratti divertente, Un boss sotto stress finisce per replicare stancamente le buone idee della fonte filmica. Una commedia non indispensabile.

Voto 5/6