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  29/03/2024 - 00:47

 

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Babel
Regia di Alejandro Gonzalez Inarritu
Con Brad Pitt, Cate Blanchett, Gael García Bernal, Koji Yakusho, Adriana Barraza, Rinko Kikuchi.
Genere Drammatico, colore, 144 minuti. Produzione USA 2006.

 




                     di Tommaso Chimenti


21 grammi
Babel
Babel - Altra recensione


Anche i ricchi piangono. Se il primo di Inarritu, “ Amores perros” era violento e brutale, se il secondo, il pluricelebrato “21 grammi” era fondato sui sensi di colpa, qui, in “Babel”, vincitore a Cannes per la miglior regia, prevale il caso, il fortuito negativo, la cappa di buio e morte che ci segue e pervade. La pellicola, girata tra Messico, Marocco e Giappone, con le ultime due location in lingua originale con sottotitoli, segue la legge di Murphy per la quel se qualcosa potrà andar male, andrà malissimo. I personaggi messicani, tra cui Gael Garcia Bernal visto ne “I diari della motocicletta” e ne “La maleducation”, purtroppo nel doppiaggio prendono un tono da dialetto veneto. Brad Pitt assomiglia a Marlon Brando ne “Il Padrino” con le noci in bocca ed il mento in fuori (deformazione da “Fight Club”?) e sempre più a Benicio Del Toro, ma di serie B, (guarda caso in “21 grammi” dello stesso regista messicano) e una volta tanto è umano e recita, 6 scarso, senza i muscoli in bella evidenza. Cate Blanchett è splendida. Un fucile regalato da un giapponese, stupendi i primi piani di Koji Yakusho, con figlia sordomuta, in Marocco per superare il suicidio della moglie, ad una guida magrebina è causa del ferimento della turista americana, in viaggio dopo il trauma della figlia neonata deceduta per un rigurgito, per mano di due piccoli pastori locali. Nel mentre dall’altra parte del mondo, tra stoccate agli Stati Uniti ed alla loro politica sull’immigrazione clandestina dal Messico, i due figli della coppia a stelle e strisce rischiano la vita dopo un inseguimento sul confine e un’agonia sotto il solleone desertico. La trama s’intreccia ma senza il colpo di teatro di “21 grammi”. Si passa dal frastuono al silenzio asfissiante del mondo della ragazza nipponica. Dalla polvere del Marocco ai grattacieli di Tokyo ci si ama e si muore. Tutto il mondo è paese. Angoscioso come Lars von Trier. Dolore e solitudine ad ogni latitudine. E tutti sappiamo che fine ha fatto la famosa torre. Non convincente.

Voto 5 

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