is à Vis è proprio il titolo dell'incontro che ha visto protagonisti Michelangelo Pistoletto e Roman Opalka all'Istituto Polacco e allo
Studio d'Arte Contemporanea Pino Casagrande di Roma .
Vengono presentati due artisti protagonisti delle neoavanguardie degli anni Sessanta, uno italiano, l'altro polacco. Attraverso le loro opere, dialogano da una parete all'altra delle sale espositive e da un luogo della città all'altro.
L'inaugurazione è stata preceduta da un denso dibattito, in cui i due artisti sono stati invitati a parlare del loro lavoro e di come intendono il mondo dell'arte.
Scanner ve ne propone, in anticipo sulla pubblicazione, alcuni passi.
Il Tempo
Opalka nella serie dei "Details" ci spiega la progressione del tempo orizzontale: il dettaglio è la tela ma la tela è a sua volta un dettaglio dell'opera che avrà fine solo con la morte dell'artista.
Un unico grande incompiuto progredisce ma lancia una sfida diabolica al sistema dell'arte. L'atto di vendita dell'opera non finita si sposta di continuo in avanti nel tempo: l'immateriale diventa materiale attraverso le leggi del mercato.
Pistoletto fissa nei suoi Specchi un tempo universale; la foto riportata sullo specchio è sempre indice di memoria, quindi di passato, ma anche di morte: infatti l'immagine appena creata scompare nell'istante in cui lo spettatore si allontana, passa e quindi esce dal quadro. Ma è implicito anche il futuro, poichè un altro, domani, sarà nel quadro, e in seguito qualcuno che non è ancora nato.
L'Infinito
Per Pistoletto lo specchio diventa un metodo di vita: già dai primi autoritratti s'instaura un rapporto di uno all'infinito.
Opalka dichiara che in matematica l'infinito è un margine irreversibile, quindi presuppone che il tempo non sia restaurabile.
L'Arte Concettuale
Oggi l'artista da artigiano dipendente è diventato pensatore autonomo.
Pistoletto fa una precisazione illuminante e Opalka annuisce: per l'arte, fermento del pensiero, non occorre preparazione, ma demolizione.