C'è una realtà fuori dalla nostra percezione?
È estrema violenza il prezzo che paghiamo per sbloccare alcuni strati di realtà?
È possibile rappresentare autentiche fette di vita?
Che cosa è l'autenticità?
L'arte può avere un rapporto con la realtà?
Il reality, le molteplici opzioni per considerare la realtà, offerta dalla pratica artistica viene indagata dal Museu d'Art Contemporani de Barcelona (MACBA) attraverso Realtà invocabile. La mostra che,
dal 10 aprile al 31 agosto 2014, presenta una collezione di opere di artisti
provenienti da ambienti e generazioni diverse. che
riflettono su ciò che esiste, sulla percezione della realtà, accende i riflettori sul qui e ora.
La realidad invocable accende i fari sull’arte in un momento in cui spesso abbiamo un rapporto complicato con essa, in un periodo dominato dalla retorica prevalente, dalla distrazione, ma anche dai meccanismi di costruzione della realtà, la sua mediatizzazione e virtualizzazione. Allo stesso tempo in questo periodo c'è una vivace passione per il reale, per il vero, per ciò che è credibile. La mostra RealityIinvocabile inizia con due opere seminali degli anni settanta: il video The Girl Chewing Gum, 1976, di John Smith (Londra, 1952), che registra una scena che si svolge su una strada trafficata di Londra, mentre una voce fuori campo sembra dirigere sia la
fotocamera movimenti e le azioni che si svolgono, e il documentario drammatico Als wär's von Beckett
del 1976, diretto da Lutz Mommartz (Erkelenz, Germania, 1934), raffigurante uno scambio crudele e drammatica di rimproveri e accuse, lamenti e frustrazioni di una coppia in crisi, che, su invito del regista, è rimasta separata per una settimana per incontrarsi di nuovo davanti alla macchina da presa. Con i lavori di Roman Ondák, Antonio Ortega e Núria Güell, la realtà entra nel museo con nuovi codici.
Teaching to Walk,del 2002, di Roman Ondák
(Žilina, Slovakia, 1966) è una performance in cui una madre accompagna il figlio, nei suoi primi passi nella galleria. Zócalo, realizzata fra il 2013 e il 2014 da Antonio Ortega
(Sant Celoni, Barcelona, 1968), è un tentativo (riuscito) di spiegare il concetto di demagogia:
Ortega installa un battiscopa in tutto lo spazio espositivo. Appositamente realizzato per l'occasione, il battiscopa è di dimensioni leggermente superiori rispetto allo standard. Con
questa modifica minore, con questo semplice gesto, lo spazio museale volente o nolente si trasforma in uno spazio reale.
Núria Güell
(Vidreres, Girona, 1981) esplora invece un impatto
diretto sulla realtà. A tal fine ha costituito Ca l' Africa, una cooperativa con un gruppo di immigrati che attualmente vivono in capannoni
industriali nel quartiere Poblenou di Barcellona.
L'organizzazione cooperativa è uno strumento che permette ai suoi membri di elaborare
contratti di lavoro, trovando così una soluzione alla loro situazione. Alcuni di loro sono stati assunti nel contesto della mostra
per diverse attività.
In evidenza A Le Camion de Zahia (van di Zahia ), 2003: Mireia Sallares (Barcellona , 1973) presenta la storia di Zahia, una donna algerina che gestiva un furgone per vendere pizze in una piazza di Valence, nel sud della Francia, fino a quando un nuovo decreto legge ha vietato il parcheggio di veicoli del genere in città.
Tanti modi per farti del male (The Life and Times of Adrian
Street), 2010, di Jeremy Deller (London, 1966) racconta invece la storia di Adrian
Street, un figlio di un minatore gallese, che ha fatto una carriera come body
builder. Prima come ospite in show televisivi e in seguito negli Stati Uniti,
dove divenne una star del wrestling americano. L’opera è stata realizzata in
collaborazione con Mikel Pascal e Javier Murillo, creatori del murale ispirato il documentario .
Nel lavoro gerçeğin dönüşü geri
(il ritorno del reale), 2005, Phil Collins (Runcorn, 1970) si indaga la cultura post- documentario, che la televisione ha avuto la tendenza a personificare,
mostrando gli effetti devastanti della realtà mediata. Enric Farrés - Duran ( Palafrugell , Girona, 1983) propone itinerari derivanti da
coincidenze e incontri casuali. Rafel G. Bianchi ( Olot, Girona, 1967) crea invece compiti che richiedono un grande sforzo, a volte dimostrando l'assurdità non solo del lavoro artistico, ma forse anche del mondo in generale. Acudits de vaques i Pintors. Cabirol, 2013-14, si compone via via dipingendo lo stesso paesaggio en plein air, più volte sulla stessa tela, mostrando l'impossibilità di rappresentazione della
realtà.
Anche se la morte e l'insicurezza fanno parte della realtà, le nostre società
tendono a non accettarli. Ne vaglia varie derive in Auto Portrait Pending 2005, Jill Magid
(Bridgeport, Connecticut, 1973). Reality invocabile apre una linea di lavoro che sarà proseguito con due ulteriori
progetti da realizzare nel 2015 e nel 2016, con la quale MACBA intende articolare
in una forma plurale suo impegno con i cerchi concentrici della creatività e del suo contesto critico per forgiare legami più stretti tra il pubblico, l'artista ei valori che l'arte trasmette .
Voto
8
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