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  26/04/2024 - 07:44

 

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Radical & Critical
A cura di Bartolomeo Pietromarchi
Artisti invitati: Marco Boggio Sella, Claude Closky, Martin Creed, Elmgreen & Dragset, Piero Golia, Henrik Olesen, Cesare Pietroiusti; windows project, Joseph Kosuth
Fino a venerdì 12 luglio 2002 alla Fondazione Adriano Olivetti di Roma

 




                     di Giovanni Ballerini


Quella dell'artista di oggi è spesso un'arte che non definisce, non polemizza, non asserisce. Si muove leggera su codici linguistici ormai ben conosciuti e, in un gioco di scomposizione e ricomposizione, ne elabora significati inediti. Anche Radical & Critical, che la Fondazione Adriano Olivetti di Roma propone fino a fino a venerdì 12 luglio 2002evidenzia in qualche maniera questo gioco di scomposizione e ricomposizione, mettendo a confronto le sensibilità di artisti diversi. Anche a livello di esperienze, di formazione, di età.
Il concetto è particolarmente chiaro in Six Parts, Re-Located, l'installazione presentata nelle vetrine della Fondazione, in cui Joseph Kosuth, partendo dai lavori tautologici degli anni '60, ri-contestualizza e dona nuovi significati all'opera in funzione di nuove prospettive, di nuovi contesti creati non solo da una nuova collocazione spaziale, ma anche e soprattutto dal rapporto/confronto della sua opera con quelle degli artisti in mostra. Il tutto in dialettica contrapposizione o dialogo.

A dialogare con le opere di Kosuth ci sono quelle di Henrik Olesen, che affronta una riflessione sul genere, l'omosessualità, l'emarginazione.

In Vito Acconci Teaching about Gender, le foto di documentazione della performance di Acconci Adaptation Studies vengono invece riprese da Olesen intervenendo con frasi scritte a penna.

In tale direzione si muovono anche Elmgreen & Dragset che attraverso la serie di opere dal titolo Powerless Structures riflettono sull'idea moderna di spazio espositivo capovolgendone e mettendone in discussione le regole. Sul contesto espositivo e sulle sue implicazioni riflettono anche le opere di Cesare Pietroiusti e di Martin Creed. In Quello che trovo, Cesare Pietroiusti si chiude nello spazio espositivo per alcune ore descrivendo e registrando tutto ciò che riesce a vedere nello spazio vuoto intorno a sé. L'installazione finale è composta da varie fonti audio che riproducono la voce dell'artista nascoste in vari punti di quello stesso spazio. La dimensione spaziale viene sottolineata dal mezzo espressivo della narrazione per instaurare con lo spettatore una relazione ad un livello intimo. La narrazione viene in sostanza ad alimentare una interpretazione diversa di una percezione codificata.

In Untitled n°159 di Martin Creed un foglio bianco di dimensione A4 è posto al centro di una parete bianca, lunga sette metri. Sul bordo superiore sinistro del foglio una scritta che recita "Something in the center of the wall". Martin Creed in sostanza sottolinea ruota il valore simbolico dello spazio espositivo e dell'opera d'arte, ma allo stresso tempo, attraverso l'ironia e lo spiazzamento, l'artista fa leva sull'aspettativa dello spettatore all'interno di un luogo deputato per convenzione alla presentazione dell'opera d'arte. Prendendo le distanze dalle pratiche di spettacolarizzazione visiva proprie di molta arte contemporanea. Nell'installazione-video Yiyi Claude Closky esplora invece le combinazioni casuali prodotte da un meccanismo informatico che combina quattro lettere in apparenti possibilità linguistiche. Closky si infiltra come un virus informatico nel territorio dei legami tra linguistica e comunicazione di massa, attraverso un procedimento sistematico per creare cortocircuiti di significati che rimandano ad altre possibilità semantiche. In With love... di Piero Golia un oggetto senza valore come una cartolina è trasformato in oggetto prezioso: è una semplice cartolina di saluti con scritto "with love", ingigantita e appesantita fuori misura: la cartolina è infatti una lastra di marmo di cm. 260 x 150 x 10 di spessore con incise le scritte.

Su un registro simile si muove anche l'opera di Marco Boggio Sella Senza titolo (Giustizia), composta da centoquaranta punte affilate di legno lunghe 25 cm. che fuoriescono in file regolari da un pannello di tre metri per due. L'idea che accomuna le creazioni in mostra per Radical & Critical è in la convinzione e l'affermazione che l'arte torna oggi più che in passato ad essere un elemento cruciale delle diverse forze che compongono una società. L'arte, nella sua più pura autonomia, offre una via d'uscita, o più semplicemente dei suggerimenti per immaginare strade possibili da percorrere per uscire dall'impasse della crisi delle società.

La mostra rimarrà aperta fino a venerdì 12 luglio 2002

tutti i giorni - esclusi festivi - dalle 10.00 alle 18.00 (orario continuato)

ingresso libero - info 06 6877054

Voto 8 

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