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Allora & Calzadilla
Fault Lines
Incontro fra scultura, fotografia, performance, musica, suoni e video. Combinazione sperimentale di elementi e linguaggi diversi alla Fondazione Nicola Trussardi
A Palazzo Cusani, in via Brera 13-15 Milano dal 22 ottobre al 24 novembre 2013

 




                     di Giovanni Ballerini


La combinazione sperimentale di elementi e linguaggi diversi è alla base della creazione delle opere di Allora & Calzadilla, che nascono dall’incontro fra scultura, fotografia, performance, musica, suoni e video. Le arti si specchiano fra loro e trovano un punto di incontro tra leggerezza e complessità nell’esplorazione delle geografie psicologiche, politiche e sociali della cultura contemporanea globalizzata.
Per Allora & Calzadilla, che vivono e lavorano a San Juan, Portorico, l’arte è un pretesto per indagare concetti chiave del nostro presente, quali l’identità nazionalità, la democrazia, il potere, la libertà, la partecipazione e i cambiamenti sociali.
Lo dimostra Fault Lines, la mostra che la Fondazione Nicola Trussardi propone dal 22 ottobre al 24 novembre 2013 a Palazzo Cusani di Milano.
Le Fault Lines>, ovvero le linee di faglia, quelle fratture frastagliate, instabili, del suolo che si formano nel punto di incontro tra due masse rocciose in movimento, diventano punto di partenza per un’indagine del concetto di confine, di quelle linee fisiche e simboliche che separano due mondi, facendosi limite, demarcazione, catalizzatore di tensione.
Come etnografi post-coloniali, Allora & Calzadilla scandagliano limiti e contraddizioni del mondo globale. La statunitense Jennifer Allora, che è nata a Filadelfia nel 1974 e il cubano Guillermo Calzadilla, che invece è nato a La Havana nel 1971, si sono incontrati durante un viaggio di studio a Firenze e hanno iniziato a collaborare nel 1995, combinando nei loro lavori frammenti di una società in continua trasformazione di cui rileggono gli eventi per tracciare mappe e percorsi dove tempo e spazio si fondono in potenti metafore. Con un gioco di continue sovrapposizioni e sostituzioni, cambiamenti repentini e rotture, la coppia di artisti compone un mosaico di geografie instabili ed equilibri precari contemporaneamente paradossali e rivelatori, in cui il corpo è terreno di confronto, di scontro, di scambio di energia, e lo strumento con cui connettersi al resto del mondo.
Palazzo Cusani,che è sede del Comando Militare Territoriale di Milano e del Circolo Ufficiali di Presidio dell’Esercito, oltre che del Comando del Corpo d’Armata di Reazione Rapida della Nato, dopo essere rimasto chiuso al pubblico per molti anni, ospita, grazie alla collaborazione con il Comando Militare Esercito Lombardia, per la prima volta nella sua storia una mostra d'arte contemporanea. Un’occasione carpita al volo da Allora & Calzadilla che negli spazi di via Brera presentano un’imponente selezione di lavori recenti, per lo più inediti in Italia, e nuove produzioni realizzate appositamente per la mostra. Dal maestoso Salone Radetzky – la sala da ballo con stucchi e affreschi originali intitolata al generale austriaco che nel Palazzo ebbe il suo quartier generale fino alle Cinque Giornate di Milano – alla Sala delle Allegorie – con i suoi dipinti e soffitti affrescati raffiguranti scene e simboli della mitologia greca – si susseguono sculture sonore, performance, video e immagini che si intrecciano con la storia del luogo e con la cronaca dei nostri giorni, destabilizzandole e riordinandole secondo un ritmo narrativo che alterna sorpresa, poesia, umorismo ed epifanie.
Allora & Calzadilla trasformano le sontuose sale barocche del Palazzo in un variopinto carillon in cui si muovono trombettisti indiavolati, pianisti intrappolati nei loro strumenti musicali, soprani e tenori rinchiusi in grandi bozzoli di poliuretano, ballerini che marciano trasformandosi in porte, dando vita a un percorso in cui suoni e musica diventano metafore di rapporti di forza, conquista, resistenza e seduzione. Per l’opera Stop, Repair, Prepare, ad esempio, gli artisti hanno modificato un pianoforte a coda, scavandovi un buco circolare: ogni ora, un pianista in piedi al centro del piano, da dietro la tastiera tenta di suonare il quarto movimento della Nona Sinfonia di Beethoven. Comunemente conosciuto come Inno alla gioia, questo famoso coro finale è da sempre evocato come una rappresentazione musicale della fraternità umana e della fratellanza universale, usato come inno nei contesti ideologicamente più disparati, dalla Comunità europea alla Rivoluzione Culturale cinese, dalla Rhodesia sostenitrice della supremazia bianca al Terzo Reich, per citarne solo alcuni. Sediments, Sentiments, invece, è un’imponente scultura in poliuretano dal cui interno cantanti lirici interpretano frammenti dei più importanti discorsi ufficiali pronunciati dai protagonisti della storia del XX secolo – da Martin Luther King a Nikita Khrushchev, dal Dalai Lama a Saddam Hussein – smontandone il linguaggio retorico e smascherandone gli artifici.
Cuore della mostra – accanto a due installazioni appositamente pensate per gli spazi di Palazzo Cusani – è la nuova trilogia di film appena realizzata da Allora & Calzadilla per il Festival d’Automne à Paris e presentata in anteprima assoluta in Italia, in cui gli artisti indagano la storia della musica e in particolare il legame tra le nostre culture primitive, le nostre origini e la funzione del suono. Come in un vero e proprio esperimento di etnomusicologia contemporanea, Raptor’s Rapture, esposto lo scorso anno a Documenta a Kassel, Apotome e 3 studiano i modi in cui la musica e i suoni possono trasformarsi in portatori di leggende, miti e valori, diventando al tempo stesso strumento per conoscere noi stessi, la nostra storia, e tracciare le basi per un cambiamento futuro.

Voto 8 

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