Quale
era il clima che si respirava nella Torino del primo
dopoguerra? Quali erano i protagonisti dell’arte di quegli anni? Una risposta a
tale quesito ci viene fornita dalla mostra,
attualmente ospitata presso le sale della Galleria Nazionale
d’Arte Moderna di Roma, dal titolo “Cultura
artistica torinese e politiche nazionali 1920 – 1940”. L’esposizione fa
parte di un ampio programma, in cui è impegnata da tempo la Galleria di Roma,
consistente nel proporre delle mostre – dossier atte ad approfondire o a
presentare secondo punti di viste inediti argomenti artistici non strettamente
legati alle impostazioni museografiche e museologiche della sede romana.
La
rassegna espositiva in questione traccia un quadro storico – artistico della
cultura piemontese tra gli anni Venti e Quaranta del
Novecento attraverso alcune principali voci protagoniste di quegli anni.
La capitale sabauda era, infatti, caratterizzata da un clima culturale
piuttosto fervido e prolifico grazie alla figura dell’industriale mecenate
Riccardo Gualino (Biella 1879 – Roma 1964),
appassionato e profondo conoscitore d’arte, il cui nome è strettamente legato
al noto “Teatrino privato di via Galliari,33”, dove
si assisteva a spettacoli del teatro d’avanguardia e dove, per la prima volta
all’ombra della Mole, furono ospitati i famosi Balletti russi di Diaghilev.
A
Riccardo Gualino, costretto nel 1932 al confino a
Lipari in quanto antifascista, si lega la figura di Felice Casorati (Novara 1883 – Torino 1963), consigliere
artistico dell’industriale biellese, progettista con Alberto Sartoris del “Teatrino di via Galliari” e pittore rinomato e punto di riferimento per
molti giovani dell’epoca. Casorati, dopo avere aperto la Scuola di via Galiari (poi trasferita in via
Mazzini sempre a Torino), frequentata da alcuni dei futuri protagonisti del
“Gruppo dei Sei”, quali il torinese Carlo Levi, ed anche da altri giovani
talenti come Italo Cremona, Albino Galvano, Paola Levi Montalcini,
Nella Marchesini Malvano, Lalla Romano, ecc…, nel
1941 divenne titolare della Cattedra di Pittura all’Accademia Albertina di
Torino e nel 1952 fu nominato direttore.
Presente
alle occasioni espositive ufficiali in qualità di
membro della giuria e in qualità di artista inviatato,
Casorati poté diffondere il suo gusto e il suo modo di fare
arte che, da un’iniziale declinazione simbolista - secessionista e metafisica,
si evolvette verso un rigore quattrocentesco
edulcorato, nei primi anni Trenta, dall’uso di tinte più morbide e perlacee. Ed
è proprio a quest’ultimo Casorati che guardò quel
gruppo di giovani artisti, conosciuti come “I
sei di Torino”, diversi per origini, per iniziali percorsi di vita e per
formazione artistica, ma accomunati dalla scelta di
volgere lo sguardo verso la
Parigi< artistica dei primi decenni del secolo, quella di Montmarte, del Bateau Lavoir e della famosa Ecole de
Paris, anche se non ci fu mai una scuola in senso tradizionale, con personalità
ammaglianti e calamitanti, quali Marc Chagall, Amedeo Modigliani, George
Rouault, Henry Rousseau, Chaime Soutine e Maurice Utrillo. Nelle opere dei
Sei di Torino (Jessie Boswell,
Gigi Chessa, Nicola Galante, Carlo levi, Francesco Menzio ed Enrico Paulucci), la
cui vita come gruppo omogeneo durò solo dal 1929 al 1931, si poterono quindi
vedere soggetti quali nature morte, nudi, paesaggi, scorci di
ambienti interni di tono intimista trattati con tonalità prevalentemente
ariose, chiare e luminose.
Daphne Casorati, Felice Carena, Italo Cremona, Fillia (Luigi Colombo), Nella Marchesini
Malvano, Emilio Sobrero, Luigi Spazzapan e Domenico Valinotti furono gli altri artisti, presenti in mostra, che, ognuno con una propria
specificità pittorica, contribuì a rendere attivo, creativo e stimolante
l’ambiente culturale torinese degli anni Venti e Quaranta.
A
questi si devono aggiungere le varie occasioni espositive locali e nazionali (Biennale di Venezia e Quadriennale di Roma), pubbliche e private che
consentirono di conoscere il panorama artistico internazionale ed avere dei termini di confronto operativi, tematici e tecnici.
A
completamento della situazione culturale si aggiungono le figure di alcuni critici e storici dell’arte tra i quali Lionello
Venturi (Modena 1885 – Roma 1961) ed Edoardo Persico (Napoli 1900 – Milano
1936), ognuno dei quali diede un fondamentale contributo a puntualizzare e a
teorizzare il momento artistico vissuto da Torino nel primo e secondo ventennio
del Novecento.
Oltre
a sostenere il Gruppo dei Sei insieme a Edoardo
Persico, Lionello Venturi fu titolare della cattedra di Storia dell’Arte
all’Università di Torino dal 1915 al 1931 e autore de “Il gusto dei Primitivi”,
saggio storico – critico fondamentale dove si rivaluta la pittura del Trecento
e quella degli Impressionisti considerati i “moderni primitivi”. Persico,
invece, fu critico d’arte aperto alle maggiori novità
del momento ed autore di alcuni articoli per la rivista milanese “La Casa Bella”.
La
mostra alla Galleria Nazionale di Roma raggiunge, quindi, lo scopo di
tracciare questo variegato profilo culturale torinese attraverso anche i
puntuali contributi critici di Marcella Cossu, Laura Iamurri, Maria Mimita Lamberti, Laura Malvano e Carla Michelli.
Info: “Cultura artistica
torinese e politiche internazionali 1920 – 1940”, Sala Dossier, Galleria
Nazionale d’Arte Moderna, viale della Belle Arti n.
131 – 00196 – Roma – tel. 06/322981. Mostra a cura di Marcella Cossu e Carla Michelli. Orario: da
martedì a domenica 8,30 – 19,30, lunedì chiuso. Sino al 15 febbraio 2005
Voto
8