Ci ha provato Maria
De Filippi. E ci è
riuscita. Prendi un film che raccontava le vicende di giovani talenti che aspirano
ad entrare nel mondo dello spettacolo e a diventare famosi seguendo i corsi di
una scuola delle arti. Il film è bello, piace. Ne viene tratto un telefilm. Diventa un vero cult
per un’intera generazione.
Prendi
poi un paese come l’Italia. Il telefilm diventa un reality. La trasmissione ne
prende in prestito anche il nome : “Saranno famosi”.
Si urla al plagio. Ma è un successo. Si organizza una
seconda edizione. Ma si cambia il nome: viene scelto “Amici”, titolo che
Maria De Filippi ricicla da
una sua vecchia trasmissione, un
talk show che metteva a confronto genitori e figli, vecchi e giovani,
conservatori e progressisti, cattolici ed atei. Che
fantasia.
Si
riconferma il successo dell’anno prima e se ne fa
un’altra edizione. Giovani
e sgambettanti sconosciuti diventano, grazie ai coniugi Costanzo, piccoli
protagonisti della domenica pomeriggio. Celebrità a buon mercato. Che comunque alzano gli ascolti e costano poco. Ma Maurizio
Costanzo sa che può fare di più. E si inventa produttore di un telefilm che prende ispirazione
dal reality condotto dalla sua signora. E nasce “Grandi domani”. Il
cerchio si chiude. O quasi. Magari ne faranno anche un film.
Nata
per essere finzione ( chi non ricorda gli applausi e le risate finte…) svago e
comunicazione per le grandi masse, la televisione diventa la Realtà,
il reality show. Poi abbattute le porte della quotidianità mostrata in tutte le
salse, dalle docce alle bestemmie, dal giovane sconosciuto che russa a quello
in crisi di astinenza da sigarette che minaccia di
commettere atti insani, si arriva all’ “IRREALITY” SHOW, perché dovete dirmi
cosa ci può essere di reale in una decina di vip, o presunti tali, o meglio
ancora ex presunti tali che lottano per la sopravvivenza forzata su un’isola
deserta oppure in una fattoria del Brasile, oppure in un medioevo ricostruito a
tavolino? Assolutamente
nulla, eppure evviva il reality
show.
Ed evviva il popolo del televoto che decreta, telefonino
alla mano, il vincitore. E poi ritorna alla sua vita di sempre, al suo lavoro di
sempre, alla sua sopravvivenza di sempre. Telefonino
e telecomando alla mano.
Sicuri
che in un tempo come il nostro, dove si è così tanto
in balia del proprio destino, dove tutto intorno è deciso da altri che non
siamo noi, dove l’affermarsi, il realizzarsi, il raggiungere i propri obiettivi
non dipende dalle capacità individuali, ma da una combinazione di eventi che
spesso sono estranei a noi, ebbene in questo tempo così vacuo, dove il falso
diventa più vero del vero, l’italiano medio trova il coraggio di alzarsi dal
tavolo degli imputati dove la vita lo costringe ogni giorno, e a mettersi a
recitare il ruolo del giudice, e col suo pollice verso piega alle lacrime l’eliminato
di turno. E poi va
a letto contento, spegne la luce, punta la sveglia ed aspetta la prossima
puntata.
Voto
6