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  29/03/2024 - 10:29

 

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Scanner - musica
 


Verdena
Suicidio del Samurai
Il grande ritorno della band bergamasca
Blackout / Mercury, 2004

 




                     di Valerio Fumasi


I Verdena sono la band che venne additata come one-hit-single all’epoca di “Valvonauta”, correva l’anno 1999.

Il disco vendette così tanto che l’album successivo, “Come un grande sasso”, fu prodotto da Manuel Agnelli degli Afterhours al celebre studio di Mauro Pagani (il Next) con gran dispiego di mezzi.

Dalla collaborazione nacquero pezzi più avvolgenti e meno diretti rispetto al debutto, brani in cui sia i testi che la forma canzone erano definitivamente mutati, tanto ispessiti da risultare un po’ troppo ostici per il grande pubblico. Lo stesso pubblico che solo un paio d’anni prima li aveva idolatrati e accompagnati con le decine di migliaia di dischi venduti sotto le luci della ribalta, ora, ne prendeva le distanze.

L’ex terzetto(allargato a quartetto, grazie all’entrata in pianta stabile di Fidel alle tastiere) torna quest’anno con il “Suicidio del Samurai”.Disco e tour.

I nostri si dimostrano perfettamente a proprio agio in entrambe le situazioni.

Convertono il pollaio/sala prove in studio di registrazione, l’Henhouse Studio, e shakerano nelle undici tracce la cura per i dettagli del penultimo lavoro e l’irruenza punk-grunge del primo, tutto in un'unica soluzione.

Le perle che rivelano maggiormente il saliscendi umorale che contraddistingue l’opera sono: il singolo apripista “Luna” che si muove abilmente tra i Placebo ed i Marlene Kuntz, la fluttuante “Mina”, la dinamitarda “Elefante” e il secondo singolo e video estratto, con regia del mitico Alex Infascelli, “Phantastica”.

Dal vivo una certa liquidità nei suoni si stempera in favore dell’impatto.

Il basso pulsante di Roberta, il drumming seventies di Luca e la postura sghemba di Alberto (che si attorciglia sempre più su se stesso lungo tutto lo scorrere delle note e della serata) non solo confermano lo stato di grazia che la formazione bergamasca sta attraversando, ma mettono a tacere anche gli onnipresenti detrattori sulla genuinità o meno della proposta musicale.

La scaletta è ricca e variegata, andando a pescare da tutti e tre i lavori, “Spaceman” (proprio dal già citato e non fortunatissimo “Come un grande sasso”) acquista dal vivo una potenza e una coralità trascinante ed inaspettata.

Insomma, i Verdena si dimostrano più che degni “dell’onorificenza” concessa loro da RollingStone magazine, che a Febbraio di quest’anno li aveva fregiati di “Cd del mese”.

Voto 7 

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