Offlaga Disco Pax, Bachelite, 2008
Offlaga Disco Pax, Prototipo Ep, 2010
Per gli amanti dell’elettronarrativa neosensibilista è sicuramente un
must, un piacere da gustare con cura, il secondo album degli Offlaga Disco Pax. Si chiama
Bachelite e raccoglie storie personali e generazionali con attitudine lucida. A
scandirle una chitarra e una tastiera che si intrecciano nei gorghi del pulsare
di un basso bellamente presente, del battito fremente della batteria, mentre
sferzanti o languide vampate di elettronica infiorettano e stigmatizzano
l’atmosfera languida di un post rock intimo e convincente. Ancora una volta
sembra di ascoltare una colonna sonora visionaria, come quelle dei Kraftwerk, dei New Order, degli Stranglers,
dei CCCP o
dei Suicide, ma come
al solito è la voce di Max Collini a fare la differenza. Il suo declamare testi
impregnati di un’ideologia, che lui stesso definisce a bassa intensità, rendono
magico e inquietante questo album che racconta storie contemporanee miste a
ricordi, divagazioni taglienti e considerazioni – canzoni rare e profonde.
Rispetto al precedente album, c’è spazio anche per storie personali, per
emozioni intime, ma lo sguardo d’insieme, il rinfrancate stupore che si prova
ad ascoltarlo, è lo stesso. La band è cresciuta rispetto al tanto declamato
Socialismo Tascabile - Prove Tecniche di Trasmissione (che l’eclettico
trio di Reggio Emilia realizzò nel 2005, dopo aver trionfato a sorpresa l’anno
prima al Rock Contest), ma non
rinuncia per fortuna alle sue narrazioni elettroniche alla deriva, all’impegno
emotivo, alla militanza ideale. E lo fa casomai con maggiore consapevolezza.
Fedeli alla linea, ma in maniera più spigliata. Si sente che Enrico Fontanelli
e Daniele Carretti si divertono ancora di più a strizzare l’elettronica di significati,
ad arricchire di vaporosi delay il suono delle chitarre, mentre i synth
impazzano contro un muro soffice di elettro-noise e il narratore Max Collini
smonta e rimonta in maniera ipnotica la forma canzone. In Ventrale indaga la
storia del salto in alto attraverso le imprese di Yashenko e Sotomayor, e
Onomastica illumina i nomi della provincia emiliana, Sensibile rimenbra la
parabola crudele della Mambro e Fioravanti, nella bellissima 20 minuti del
rapporto padre e figlio, mentre Superchiome fa pensare a La ragazza dai capelli
strani di David Foster Wallace, ma si parla anche di
Lech Walesa, di Lula, dell’ARCI e del Toblerone. E lo si fa esaltando
sentimenti e nostalgie, estro e voglia di raccontare il presente e il passato
prossimo da parte di un collettivo neosensibilista di cui si sentirà molto
parlare anche in futuro.
Voto
8