Simone Cristicchi, dopo Sanremo 2007, tour Feltrinelli e Fnac
Simone Cristicchi, Fabbricante di Canzoni, Sony BMG, 2006
Simone Cristicchi, Centro d’igiene mentale tour, 2006
Ho scoperto un artista. Quadrato,
equilibrato, teatralmente composto. In poche parole maturo
nonostante i ventinove anni e la botta di successo piovutagli addosso, con
infiniti premi al seguito, ultimo il Tenco, dopo aver composto “Voglio cantare
come Biagio”. Ma lo show, “Centro d’igiene mentale”
(vincitore del Festival Gaber) perché di vero e proprio show si deve parlare,
andato in scena all’Ulisse Bar a San Salvi, è un concentrato di musica e parole
con filo conduttore i manicomi ed i matti. Simone Cristicchi,
accolto da un pubblico nutrito e prettamente al femminile, ha sfornato una
prestazione super riuscendo, e non era facile vista
l’etichetta di canzoni leggere da Festivalbar o da Sanremo appiccicatagli
addosso da qualcuno, a far ricredere gli scettici, a convincere ulteriormente i
fan delle canzoni del primo album “Fabbricante di canzoni”. All’ombra del silos
di cemento, che molto sa di casa del Grande Puffo o del Gazometro romano dei Tiromancino, Cristicchi arriva con doppia
giacca, le scarpe da Charlot, messe sulle dieci e dieci, la patta dei
pantaloni aperta. La narrazione è smaccatamente alla Ascanio
Celestini (“Pecora nera”), nato nello stesso quartiere, ma non è né un
difetto né una diminuzione del talento. Valigia e scimmietta
di peluche portafortuna al seguito. “C.I.M.” sarà
pubblicato in primavera da Mondadori. Dopo il primo monologo ha già conquistato
tutti. Scorrono nelle sue sillabe i matti del suo personale manicomio con tutta
la loro solitudine, (qui la mente vola ad Alda
Merini o Dino Campana)
prima che parta un cover de “I matti” di De Gregori, lenta, quasi parlata. Non manca certo l’ironia:
“Se la montagna viene da te e non sei Maometto, scappa è una
frana”, “La crisi della discografia? L’ernia del disco”. Arriva puntuale
“Che bella gente” critica esplicita al benpensantismo diffuso, al cattocomunismo
di maniera: un grido moderno come Guccini
quando sobbalzava nel suo “non comprate i miei dischi e sputatemi addosso”. Che non traggano in inganno i ritornelli semplici, facili e
fanciulleschi, la sostanza c’è, e si vede, tra le righe delle filastrocche
infantili (“Morlacca”). Un applauso ai defunti Bindi,
De Andrè, Modugno, Mia Martini, Endrigo e poi è
pronto per l’umile inchino cantando “Non insegnate ai bambini” di Gaber. Lode.
Voto
8