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  24/04/2024 - 18:05

 

  home>musica > cult

Scanner - musica
 


Cramps
L’atmosfera che si respirava al Vidia di Cesena nel 98
La Velenosa Ivy ondeggia sui vertiginosi tacchi dei suoi stivali di vinile
Aspettanto il nuovo album e il nuovo tour in Sudamerica

 




                     di Stefania T. D'alterio


Nuovo album e nuovo tour in Sudamerica per i Cramps nel 1998, ma intanto un reportage dal loro ultimo concerto italiano: l’atmosfera che si respirava al Vidia di Cesena non era certo quella patinata della grandi occasioni. Niente jungle, street style e zazzerette brit, ma piuttosto lo scenario perfetto per un B movie anni ’60: motociclisti fortunatamente non griffati Harley Davidson, punks d’annata con prole al seguito, psychobillies scalpitanti dalle carni riccamente decorate, allampanati garagers dai volti da galera alla Keith Richards… Tutti radunati in massa per assistere allo spettacolo di quel tetro baraccone da cui negli anni hanno attinto legioni di band pseudo shockanti, per un live che ha avuto il sapore dolceamaro del ritorno. E allora Benvenuti al Circo Cramps! Lux Interior, Trash Guru, fa il suo ingresso paludato in una veste in ciniglia dal sapore talare stringendo una bottiglia di vino da vero guascone: la sarabanda ha inizio e sembra di essere stati catapultati immediatamente in uno dei tanti episodi degli albi DC Comics, con il nostro a fare da Guardiano Della Cripta segnando l’insidioso cammino di 75 minuti di assoluto delirio. La Velenosa Ivy ondeggia sui vertiginosi tacchi dei suoi stivali di vinile, lanciando sguardi annoiati da manuale, strimpellando con assoluta nonchalance la sua chitarra vintage inguainata in un costume leopardato da spogliarellista di terz’ordine, mentre Harry Drumdini brandisce due enormi tibie a mo’ di bacchette percuotendo la batteria come se dovesse officiare un rito voodoo, e l’efebico Slim Chance non fa una piega col suo basso al collo nonostante le evoluzioni da rettile ubriaco di Lux che, Dio lo benedica, mesmerizza l’audience col solito repertorio. E Interior non è certo cambiato, continua a ululare le "Canzoni Che Iddio Gli Ha Insegnato" (come recitava un epocale debut album) come un lupo. Seminudo, teso come una corda di violino, sputa le lyrics sconce del suo psychobilly da casa di cura come se fosse l’ultima volta ("Hot Pearl Snatch", "Can Your Pussy Do The Dog", "What’s Inside A Girl"…), e termina questo gig da Montagne Russe regalando uno schizoide e monumentale bis di "Surfin’ Bird" che lo vedrà uscire di scena sordidamente, a terga nude, condotto da Padrona Poison Ivy. D’accordo, non ci sarà più Brian "Frankenstein Face" Gregory a regalare al pubblico altri brividi da palude della Louisiana (leggenda narra che il losco chitarrista facesse incetta di vecchie ossa nei cimiteri per fini non proprio ortodossi, altri addirittura lo volevano ex internato di un manicomio newyorchese), ma la stella dei Cramps - pur di latta come infondo sua Iniquità Lux ha sempre desiderato fosse - brilla ancora. E continuerà a spargere il virus della sua malsana luce verdognola per molti e molti anni a venire. In barba a tutti i punk-mocciosi con le scarpe da trecentomila ai piedi e alle osannatissime nuove leve alternative dell’ultima ora

Voto 9 

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