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  25/04/2024 - 18:28

 

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Viola di rabbia e d’amore
di Andrea Bruno Savelli
Con Gianfranco Monti, Marco Zannoni, Andrea Muzzi
In occasione dell’ottantesimo anniversario della nascita della Fiorentina, dal 28 dicembre 2006 al 5 gennaio 2007 al Teatro di Rifredi

 




                     di Tommaso Chimenti


Due mondi lontani come i poli. Da sempre calcio e teatro sono agli antipodi. Così lontani ma ultimamente anche così vicini, come insegna Wim Wenders. Da Alessandro Benvenuti con “Atletico Ghiacciaia”, passando a Davide Enia con “Italia Brasile 3 a 2”, continuando con “Mi chiamano Garrincha” da Darwin Pastorin, o “La mascula” con la Bruno e Jannacci, arrivando al “Nel fango del Dio pallone” da Petrini, fino a “Fuorigioco di rientro” di Andrea Mitri. Ci sarebbero anche “Zona Cesarini” e addirittura “Bundesliga ‘44” del figlio del Facchetti indimenticato nerazzurro recentemente scomparso. Il calcio, lo sport in genere, è vita in miniatura. Questo “Viola di rabbia e d’amore” (al Teatro di Rifredi fino al 5 gennaio 2007, il 31 dicembre 2006) però, paragonato ai colleghi, delude le aspettative. E’ un fallo da dietro sanzionabile con un cartellino rosso e sacrosanto rigore. Una piece messa in scena per festeggiare gli ottanta anni della Fiorentina compiuti il 26 agosto scorso, come ricorda un Eugenio Giani prezzemolo e perennemente in campagna elettorale. La scena è una gigantesca area di rigore con panno verde da subbuteo. Nel campo immaginario si giocano contemporaneamente intrecciandosi due partite. Da una parte il rito voodoo che ha attanagliato la squadra gigliata con il maleficio a strisce bianco nere nell’81/82 e dall’altra la riconciliazione di un’intera famiglia. Uomini sull’orlo di una crisi di nervi. Tre generazioni, più una ancora in cielo, innamorati pazzi per la Viola: il nonno Fiorenzo, Marco Zannoni (sempre più vicino a Renzo Montagnani) regge la baracca da vero centravanti facendo reparto da solo, il figlio Ardico, come Magnini terzino del primo scudetto, è Gianfranco Monti impalato mediano di fatica al debutto e quindi perdonabile, il nipote Giancarlo (come il mitico Antognoni) è Andrea Muzzi ancora stralunato Pinocchio. Il neonato invece si chiamerà Pantaleo come Corvino il direttore sportivo attuale. La voce fuori campo ricorda le pellicole di Nuti o Monicelli. Il video, all’inizio il nonno è dentro la pancia dello stadio Artemio Franchi come Geppetto nella balena, non viene utilizzato al meglio finendo subito il suo ruolo, così come deludono le musiche che di viola non hanno nemmeno l’odore. Si aspetta il triplice fischio finale. L’arbitro pubblico sugli spalti ne decreta una vittoria striminzita con il minimo scarto ottenuta con il fiatone, annaspando sulle fasce, rintuzzando in difesa e spazzando via l’area troppo spesso. Calcio fa ancora rima con ignoranza. Per adesso soltanto ammonizione.  

Voto 5 

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