L'Atletico Ghiacciaia
Mitico 11
Un
testo per il teatro che possiede l’efficacia del bozzetto paesano, la
primigenia simpatia del parlare toscano ed in cui spicca in particolare la vena
leggendaria del Bar Sport, mito inossidabile dei tempi che furono: si tratta de
L’Atletico Ghiacciaia, la più recente prova di scrittura di Alessandro Benvenuti, cabarettista con i
Giancattivi fino ai primi anni Ottanta, in seguito versatile figura di regista, attore ed
autore di cinema e teatro, uno che la vita di provincia la conosce bene essendo
nato (e tutt’ora residente) a Pontassieve
nel 1950. Dal punto di vista scenico L’Atletico Ghiacciaia è un dialogo
tra due personaggi, con l’intermediazione dello stesso autore a scardinare la
struttura del testo: l’autore-attore interpreta se stesso ed il personaggio di
Gino, che si rivolge al giovane barista Andrea, a sua volta interpretato da un
suggeritore che entra in scena. Protagonista indiscusso del dialogo drammatico
è il settantenne Gino, un condensato del padre di Benvenuti, che già ha
prestato non pochi tratti al suo omonimo nella saga di
casa Gori ed in Gino detto Smith & la panchina sensibile. Gino
assurge a concentrato di toscanità non solo linguistica ma umorale, condensando
nel proprio personaggio le diffuse posture regionali del bastian contrario per
definizione, rabbioso ed instabile sotto il versante emotivo, parzialmente
vinto dalla vita e comunista disilluso, ma sempre pronto ad esplodere senza
freni come una pentola a pressione con forti problemi di valvola. Ambientato a
tarda ora in una strana notte di fine ottobre climaticamente affine ad una
notte di mezza estate (in cui tutto può accadere), nel bar sport locale, ultimo
avventore col cervello quasi del tutto ottenebrato dall’alcool, Gino comincia
un lungo dialogo con il giovane barista, in pratica un infinito monologo in cui
sfogherà tutto il suo risentimento su bersagli vicini e lontani, ideali e
terra-terra, ‘animando’ tra un argomento e l’altro (sempre dal suo punto di
vista verde-bile) molti dei suoi concittadini. Esilarante clou de L’Atletico
Ghiacciaia è ovviamente la parte di marca
calcistica – sbocciata per gemmazione diretta dal Mitico 11 –, la lunga
tirata in cui Gino ricorda la variopinta formazione del Bar Ghiacciaia,
soprannomi compresi: in porta Fernando Quaquarelli detto “Svarione”, terzino
destro l’impenetrabile Bartolomeo Coglioni noto con l’epiteto di “Compartimento
Stagno”, terzino sinistro il più accessibile Osvaldo di’ Baggiani detto “Caporetto”,
difensore centrale il fioraio Salvadore Becattini conosciuto come “Portaci
tante rose”, mediano destro Giovanni Astio in arte “Companatico”, mediano
sinistro Manolo Sensini detto “Americalatina”, ala destra il subdolo Ivan
“Merdina” Nardoni, mezzala destra l’irrequieto Omero “Agitazione” Ermini,
centravanti l’oriundo Azim Jallud Sarnacchiaro detto “Proposcide”, mezzala
sinistra il geometrico Sauro “Ipotenusa” Sottili, ala sinistra di probabile
stampo mafioso Crocifisso Partanna detto “Improvvisamente l’estate scorsa”,
arrivato in paese d’estate, ambientatosi senza troppe parole e sparito una
notte in silenzio. A chiosa iconografica del volume
numerose foto d’epoca e immagini deliranti in serie. Introduzione firmata da
Ugo Chiti.
Alessandro Benvenuti, L'Atletico Ghiacciaia, Firenze, Società Editrice Fiorentina, 2001; pp. 100
Voto
7+
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