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Antonio Tagliarini
Titolo provvisorio: senza titolo
Un viaggio ironico attraverso l'assurdità del quotidiano. Creazione e interpretazione Antonio Tagliarini collaborazione scene e costumi Fabrizio Bianchi
Il 23 e 24 Marzo 2007 alle 21:30 al CinemaTeatroLux di Pisa, al Teatro Studio di Scandicci il 9 dicembre 2006 per la prima edizione di ZOOM festival

 




                     di Giovanni Ballerini


Zoom Festival, seconda edizione, 2007
Zoom Festival, prima edizione, 2006
Cristina Abati – Mangiare la luna, 2006
Teatro Sotterraneo, UNO – Il corpo del condannato , 2006
Daniele Timpano – Dux in scatola, 2006
Antonio Tagliarini, Titolo provvisorio: senza titolo, 2005
Teatro dell’Esausto – La caduta, 2006
Cosmesi – Mi spengo in assenza di mezzi, 2006
Bobo Rondelli e Andrea Cambi – Farsa, 2006


A dispetto di una presunta (e spiacevole) nouvelle ague italiana del teatro di testo, spesso è sano evitare ogni cronologia narrativa. Meglio decostruire, puntare all’emozione, alla poesia del gesto, alla rappresentazione nello (e dello) spazio, che limitarsi a raccontare una storia. Ce lo conferma un nuovo talento: Antonio Tagliarini, che dopo essere stato una delle più belle sorprese della prima edizione di ZOOM festival, continua a portare con successo in tour il suo visionario spettacolo.

Lo spazio è completamente illuminato. In scena un tavolo, una sedia, una lampada. Tutto è ordinato, in attesa. Entra un uomo e ogni cosa si capovolge, diventa obliqua. L’assurdità del tutto, il ridicolo e il tragico. In un ironico non sense.
Comincia così uno spettacolo formidabile nella sua semplicità e nella sua poesia: “Titolo provvisorio: senza titolo”, in cui il suo protagonista passa con destrezza dall'istallazione d’arte allo sketch, dall'happening al teatro. A fondere tutto insieme sono illuminati frammenti di ballo. Antonio Tagliarini ha studiato danza e recitazione con Danio Manfredini, Thierry Salmon, Raffaella Giordano e Giorgio Rossi. Ma non si è limitato a fare tesoro della lezione dei suoi maestri, l’ha masticata, manipolata, digerita e ricreata alla sua maniera. Per Tagliarini la danza e il teatro si confondono infatti piacevolmente, creando d’incanto un momento di incontro e un’occasione di confronto fra le arti nello stesso spettacolo, ma anche nell’immaginario contemporaneo. Un topo è schiacciato, eliminato. Una donna uccide marito e due figli. Un paio di scarpe, false, dialogano tra loro prima di essere esposte in vetrina. Le sue modalità di raffigurazione variano in mille direzioni e Antonio in “Titolo provvisorio: senza titolo”, come nel precedente “Freezy” (del 2002) si rivela un autentico genio della performance. Un personaggio unico nell’utilizzare linguaggi, contesti, diversi, che in questo viaggio ironico attraverso l'assurdità del quotidiano vengono scomposti, esplorati con grande eleganza, ma anche con ironia. Cosa non facile nella scena contemporanea italiana, l’artista romano ha infatti il dono di far sorridere e spiazzare la platea con le sue creazioni. Questo non gli impedisce di essere convincente. Anzi.

Ne è prova “Titolo provvisorio: senza titolo”, un’indovinata performance che si sviluppa intorno a una sola e ossessiva riflessione: tutto è al contempo vero e falso.

“Tutto è nella mia testa e al contempo tutto è fuori dalla mia testa – sottolinea Antonio Tagliarini - . Il binomio dentro-fuori è perennemente tradito dal linguaggio: tutto è percepito, pensato, filtrato, rappresentato. La rappresentazione è più reale del reale. Il reale è più falso di una bugia detta male”.

E’ un geniale esempio di teatro danza (o meglio la sua evoluzione) quello portato in scena da questo artista che ha la capacità di mischiare con naturalezza e poesia i contesti e le forme. Come un writer, come un artista visivo metropolitano, Tagliarini anima e taglia lo spazio con le sue creazioni, al posto dello spray usa il movimento. E la sua esplorazione è un lavoro sulla presenza, un ritorno al corpo come luogo dell’identità creativa. “Il corpo come spazio delle emozioni e ricettacolo delle esperienze è la materia che mi interessa esplorare . spiega Tagliarini - Le parole chiave dei miei ultimi seminari sono “ridicolo” e “vuoto”. Mi interessa il vuoto: essere lì, fermo, di fronte allo sguardo degli altri, in attesa…e non sapere nulla, sgombrare la testa da progetti intelligenti e fare i conti con tutta la mia inadeguatezza. Creare vuoto, non fare, non riempire. Il fare coincide col pensiero. Lavoro sul ridicolo: lasciare intravedere quello che preferisco nascondere, il proibito, ciò che mi rende fragile e stupido”.

Voto 8 

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