Zoom Festival, seconda edizione, 2007
Zoom Festival, prima edizione, 2006
Cristina Abati – Mangiare la luna, 2006
Teatro Sotterraneo, UNO – Il corpo del condannato , 2006
Daniele Timpano – Dux in scatola, 2006
Antonio Tagliarini, Titolo provvisorio: senza titolo, 2005
Teatro dell’Esausto – La caduta, 2006
Cosmesi – Mi spengo in assenza di mezzi, 2006
Bobo Rondelli e Andrea Cambi – Farsa, 2006
A dispetto di una presunta (e spiacevole) nouvelle ague italiana del teatro di testo, spesso è sano evitare
ogni cronologia narrativa. Meglio decostruire, puntare
all’emozione, alla poesia del gesto, alla rappresentazione nello (e dello)
spazio, che limitarsi a raccontare una storia. Ce lo
conferma un nuovo talento: Antonio
Tagliarini, che dopo essere stato una delle più belle sorprese della prima
edizione di ZOOM festival,
continua a portare con successo in tour il suo visionario spettacolo.
Lo spazio è
completamente illuminato. In scena un tavolo, una sedia, una
lampada. Tutto è ordinato, in attesa. Entra un
uomo e ogni cosa si capovolge, diventa obliqua. L’assurdità del tutto, il
ridicolo e il tragico. In un ironico non sense.
Comincia così uno spettacolo formidabile nella sua semplicità e nella
sua poesia: “Titolo provvisorio: senza titolo”, in cui il suo protagonista
passa con destrezza dall'istallazione d’arte allo sketch, dall'happening al
teatro. A
fondere tutto insieme sono illuminati frammenti di ballo. Antonio Tagliarini ha
studiato danza e recitazione con Danio Manfredini, Thierry Salmon, Raffaella Giordano
e Giorgio Rossi. Ma non si è limitato a fare tesoro della lezione dei suoi
maestri, l’ha masticata, manipolata, digerita e ricreata alla sua maniera. Per Tagliarini
la danza e il teatro si confondono infatti piacevolmente,
creando d’incanto un momento di incontro e un’occasione di confronto fra le
arti nello stesso spettacolo, ma anche nell’immaginario contemporaneo.
Un topo è schiacciato, eliminato. Una donna uccide marito e due figli. Un paio di scarpe, false, dialogano tra loro prima di essere esposte in vetrina. Le sue
modalità di raffigurazione variano in mille direzioni e Antonio in “Titolo
provvisorio: senza titolo”, come nel precedente “Freezy” (del 2002) si
rivela un autentico genio della performance. Un personaggio unico
nell’utilizzare linguaggi, contesti, diversi, che in questo viaggio ironico attraverso
l'assurdità del quotidiano vengono scomposti, esplorati
con grande eleganza, ma anche con ironia. Cosa non facile nella scena
contemporanea italiana, l’artista romano ha infatti il
dono di far sorridere e spiazzare la platea con le sue creazioni. Questo non
gli impedisce di essere convincente. Anzi.
Ne è
prova “Titolo provvisorio: senza titolo”, un’indovinata performance che si
sviluppa intorno a una sola e ossessiva riflessione: tutto è al contempo vero e
falso.
“Tutto è
nella mia testa e al contempo tutto è fuori dalla mia
testa – sottolinea Antonio Tagliarini - . Il binomio dentro-fuori è perennemente tradito dal linguaggio: tutto è
percepito, pensato, filtrato, rappresentato. La rappresentazione è più reale
del reale. Il reale è più falso di una bugia detta male”.
E’ un geniale esempio di teatro danza (o meglio la sua evoluzione) quello portato in scena da questo artista che ha la capacità di mischiare con naturalezza e poesia i contesti e le forme. Come un writer,
come un artista visivo metropolitano, Tagliarini anima e taglia lo spazio con
le sue creazioni, al posto dello spray usa il movimento. E
la sua esplorazione è un lavoro sulla presenza, un ritorno al corpo come luogo
dell’identità creativa. “Il corpo come spazio delle emozioni e ricettacolo
delle esperienze è la materia che mi interessa
esplorare . spiega Tagliarini - Le parole chiave dei miei ultimi seminari sono “ridicolo” e “vuoto”. Mi interessa il vuoto: essere lì, fermo, di fronte allo sguardo degli altri, in attesa…e non sapere nulla, sgombrare la testa da progetti intelligenti e fare i conti con
tutta la mia inadeguatezza. Creare vuoto, non fare,
non riempire. Il fare coincide col pensiero. Lavoro sul ridicolo: lasciare intravedere quello che preferisco nascondere, il proibito,
ciò che mi rende fragile e stupido”.
Voto
8