Monica Guerritore è Oriana Fallaci
In Mi chiedete di parlare
Uno spettacolo scritto e diretto da Monica Guerritore, con Lucilla Mininno, la voce della giornalista è di Emilia Costantini, la voce di Francois Pelou è di Rachid Benhadj, luci Pietro Sperduti, ricerca e raccolta di materiali biografici di Emilia Costantini, scenografia Monica Guerritore, costumi Graziella Pera
Al Teatro della Pergola di Firenze dal 27 marzo al 1 aprile 2012, al Piccolo Teatro Grassi ( nella sala storica di via Rovello) di Milano dal 10 al 15 aprile 2012
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"Una donna non muore se da un'altra parte, un'altra donna riprende il suo respiro, dice Helene
Cixous. Voglio riprendere il suo respiro. Per capire".
L’intensità di Monica Guerritore per
ricordare l’intensità di Oriana
Fallaci, per omaggiare uno scrittore, come amava definirsi Oriana, che non ha mai smesso di interrogare la cronaca della storia contemporanea, con le sue passioni e le sue contraddizioni.
In Mi chiedete di parlare… Monica
Guerritore compie un viaggio a ritroso nella vita straordinaria privata e pubblica di Oriana e della Fallaci, dalla silenziosa e dolente solitudine al fragore e al clamore delle pagine composte e percorse in tutta una vita, da
Firenze a Milano, Roma, New York.
La piece nasce da un’idea della giornalista Emilia Costantini, che ha immaginato l’evento per il Festival di Spoleto a cinque anni
dalla scomparsa della Fallaci pensando a Monica Guerritore e alla sua personalissima forza interpretativa e al carisma necessario per realizzare il progetto: “una rivisitazione fedele e clamorosamente infedele della celebre giornalista e scrittrice.”
"E’ così partita una ricerca tra i dettagli della biografia della Fallaci – racconta Emila
Costantini - che ha portato a ripercorrere i suoi libri, a investigare sui suoi
comportamenti in pubblico e, per quanto possibile, in privato. Monica
Guerritore ha infine composto un immenso mosaico
di fatti e sensazioni per riflettere su questa figura di ostinata pasionaria e fiera polemista. Un testo
assolutamente originale, provocatoriamente dissacrante: il commovente ritratto,
reale-irreale, di una combattente. E una messa in scena in cui si svela, in parte,
a tratti, quella parte di lei che è rimasta un mistero. Oriana.
"Entro nell’Enigma Fallaci a
tentoni – spiega Monica Guerritore - come entrare in una grande stanza
buia illuminandola con una torcia. Ho costruito lo spettacolo tradendo la
biografia per cercare, facendomi spazio tra i qualunquismi e i luoghi comuni,
di accostarmi all’originalità, all’unicità e la forza della grande giornalista
e la straordinarietà della donna.
Al tempo stesso percepisco la distanza tra Fallaci 1 e Fallaci 2. Donna bellissima. Testimone di libertà e di pace
in Vietnam e in Messico, dolcissima poetessa e scrittore di romanzi di battaglia. Poi la malattia, l’improvvisa lucida rabbia
contro l’integralismo islamico dopo l’11 settembre e l’avvio di una straordinaria produzione letteraria. Ma Oriana non appare più, lascia il passo al Mito Fallaci
e sragionando o forse ragionando e senza freni com’era abituata a fare, lo
alimenta.”
Oriana/Guerritore è sul palco insieme a Lucia Mininno in Mi
chiedete di parlare.
"Immagino una folle, piccola donna, che torna nel luogo della sua solitudine, quella
casa di New York, ora non più sua, coperta di
teli di plastica, in attesa di nuovi abitanti. Là nessuno poteva entrare e una
grande giornalista, come Lucia Annunziata, descriverà (rivelando una delicatissima personale
percezione)“ un disordine che inquieta, una
donna sola, un tappeto dicicche di
sigarette per terra..”
E’ li che si era rintanata Oriana, nell’ ombra. Mentre la Fallaci infiammava
il mondo.
"...Non guardatemi..” chiederà
gentilmente alla fine del mio spettacolo. “...non
guardatemi morire…” Non mostrando più
niente di sé, Oriana è riuscita a salvaguardare il Mito Fallaci. La sua forza e
il suo glamour. E lasciare a noi solo la possibilità di fare delle ipotesi
sulle contraddizioni di una grande, rabbiosa, folle donna. La più grande e la più odiata. La
prima cronista di guerra, la prima celebrity. Forse anche la prima vittima della potenza
dell’Immagine. Della sua stessa Immagine.
Voto
8
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