In apnea, Teatro Sotterraneo, 2005
Uno – Il corpo del condannato, Teatro Sotterraneo, 2006
Tilt, Teatro Sotterraneo e la regia di Jillian Keiley, 2006
Post It, Teatro Sotterraneo, 2007
La Cosa 1, Teatro Sotterraneo, 2007
Suite, Teatro Sotterraneo, 2008
Dies Irae, Teatro Sotterraneo, 2009
Il mini studio che abbiamo visto nell’estate 2008 al Centro Pecci per Contemporanea
Festival era imperniato e incentrato sull’idea di casa. Anche il titolo stesso Suite,
richiamava alla mente un’abitazione lussuosa e perfetta dove tutto aveva una
precisa collocazione e dove, soprattutto, qualsiasi cosa, oggetti, mobilia,
soprammobili, funzionava. Con un clic, un gesto, l’oggetto si sarebbe messo al
servizio dell’uomo. E’ la normalità che conosciamo. Ma basta un black out per
mandarci in fibrillazione. La prima parte ritornava su quella ricerca: elettrodomestici
che non solo non svolgono il loro compito ma che si azionano a loro piacimento
proprio quando l’uomo se ne allontanava. Si muovono di vita propria. Senza
chiedere il permesso. Come Christine
la macchina infernale. Come Kit di Supercar.
Come Caterina, la cameriera robot di Alberto Sordi. Prese diaboliche, spine
elettriche indemoniate, ciabatte impazzite. Che l’Enel non scritturerebbe mai i
Sotterraneo per un proprio spot pubblicitario. Tutto è pervaso dal thriller e
la mente va più a La Casa, il film horror di Sam Raimi,
più che alle quattro mura con un tetto sopra.
Potremmo parlare di una parodia alla Scary Movie delle più
celebri pellicole dell’orrore. Vedi Freddy Gruger. Tema principale: Profondo Rosso, che
ritorna a flash o grazie alla nenia in sottofondo. Vedi citazioni da film,
musicali e sceniche: classici intramontabili, must doverosi come Il paziente inglese,
gli sguardi taglienti (letteralmente, con i coltelli) alla
Sergio Leone, 007. Si travalica nello splatter, irriverente e dissacrante. Tutti
contro tutti. Tutti cercano di uccidersi a vicenda. E
non di suicidarsi come nel loro primo “11/10 in apnea”. Il teatro dei Sotterraneo è vero. Un teatro dove
se si mangia, si mangia davvero, se si beve, si beve davvero. Se ci si sputa,
se ci si picchia. I Sotterraneo sul palco fanno i tecnici, i fonici, gli
elettricisti. E tutto è mostrato: oggetti di scena e artifici, come
protagonisti, una volta usati, entrati ed usciti dalla drammaturgia, rimangono sotto
un armadietto nell’occhio conico dello spettatore. Non servono soltanto, ma
sono. E alla fine prendono gli applausi.
Voto
7