Ricci/Forte, Macadamia Nut Brittle, 2010
Ricci/Forte, Macadamia Nut Brittle, 2011
Ricci/Forte, presentazione Grimmless, 2011
Ricci/Forte, recensione Grimmless, 2011
Ricci/Forte, Troia’s discount, 2011
Ricci/Forte, Wunderkammer Soap # 1_Didone, 2011
Una sorta di tragedia moderna aleggia sospesa nei lavori di Stefano Ricci e Gianni Forte. Per tutti Ricci/Forte, la compagnia romana diventata fenomeno. “Macadamia Nut Brittle” (stasera e domani al Teatro Studio) è la loro prima apparizione in Toscana. In Francia sono considerati ormai di culto. Lo spettacolo è vietato ai minori. Nel loro repertorio anche “Pinter’s anatomy”,
“Troia’s discount” e il progetto performativo “Wunderkammer soap”,
basato sull’universo di Marlowe, site specific come “Didone” in un bagno, “Faust” nella cucina di un ristorante, “Tamerlano” in un garage, “Ero/Leandro” nella suite di un albergo, “Eduardo II” in una cantina. I loro lavori sono materici, sudati; non ci si sfiora ci si tocca, ci si prende, si entra nei corpi, si penetrano con forza. I colori, i liquidi, lo sporcarsi, le lingue. Sono viscerali, sessuali, di pancia. “Il titolo?
E’ un gusto del gelato Haagen Dazs
– spiega Stefano Ricci, il regista - metafora di quello che siamo, che facciamo, ci sciogliamo e ci adattiamo ai vari contenitori diversi, sperando di poter essere condivisi, accettati”. Ci si rifà alle visioni di Dennis Cooper in una specie di fotomosaico, immagini accostate ad altre, un gioco nero, pessimista di vicende umane tra il disincanto e l’autoironia. L’uniformarsi alla massa, si sa, è sempre più facile che avere una propria originalità da mettere in piazza: “E’ più semplice stabilire un controllo sul solito gusto, è più facile vivere in caselle che essere autonomi, più difficile è portare la propria diversità di pensiero, senza scossoni è l’assuefazione a quelli che sono i canoni riconosciuti dagli altri, dalla maggioranza”. Per questo, la piece viene definita “adolescenziale”, perché indaga sulla frenetica ricerca di piacere agli altri; facciamo di tutto per essere accettati dal branco, dal gruppo. L’acquietarsi nei sogni comuni è anche un
deresponsabilizzarsi. La vita, come il gelato del titolo, non è mai quello che promette di essere. “Colonna portante della nostra realtà precostituita sono le serie televisive, zattera di salvataggio che ti costringe ad appiattirti a
quell’unico desiderio, trovandovi dentro tutto quello che avresti voluto essere”. Info: 0557591; 13, 11 euro.
Voto
7½