Intercity 20, presentazione del festival 2007
Presentazione, Rodrigo Garcia, A un certo punto ...
Recensione, Rodrigo Garcia, A un certo punto ...
Intervista a Rodrigo Garcia
Jimmy, di Marie Brassard
Alias Godot, Regia di David Ferry, 2006
La compagnia Third Angel, Presumption, 2007
Compagnie Yvette Bozsik, Miss Julie, 2007
Patricia Portela, Wasteband, 2007
Akhe, Faust in cube. 2360 Words, 2007
La nuova tonaca di Dio, Nature morte dans un fossé, di John Clifford Tri-boo e di Fausto Paravidino, 2007
La virtualità in scena a Intercity 20 al Teatro della Limonaia con uno
spettacolo particolare e paradossale, perfettamente intarsiato nei tempi che viviamo, soprattutto nelle
possibilità e nelle contraddizioni della nuova era dell’informazione. /p>
Wasteband di
e con Patricia
Portela è una intrigante sfida per lo spettatore, che viene invitato a lasciarsi
condurre a un incontro sui generis – a metà tra un viaggio di fantascienza, lo
show room di un prodotto virtuale e un circuito ancestrale intorno a un
raccontastorie contemporaneo.
La Portela non è solo una cantastorie del presente, ma una sorta di proto giornalista –
imbonitrice, che illude - strega il pubblico con la sua vertiginosa velocità affabulatoria
(in più lingue, ma soprattutto italiano, peraltro parlato con scioltezza
dall’artista portoghese) e da un fiume di informazioni, di linguaggi artistici
e tecnologici. Lo spettacolo inizia con una sorta di conferenza sulla magia del
virtuale e sulla nostra possibilità di goderne a pieno le illusioni, i
messaggi, le suggestioni. Anche a posteriori.
La rappresentazione vera e propria, che vede gli spettatori seduti
in circolo su poltrone d’aereo, in una sorta di tavola rotonda alla Star Trek, sottopone l’attenzione a una sorta di
deriva giocosa, in una overdose di informazioni che fanno riflettere sulla vulnerabilità
della nostra comprensione, sulla magia del sogno rivelatore.
La matrice dello spettacolo è testuale, ma Wasteband,
che in un primo momento può anche lasciare perplessi, va ben oltre. E la
concezione drammaturgica della performance si specchia (e si riconosce) nel suo
impianto scenico: il testo, le immagini, il tavolo e l’interprete sono allo
stesso modo essenziali per lo spettacolo. Emerge una concezione scenica della
parola, che si lega indissolubilmente a un apparato e un ambiente tecnologico
attinenti al virtuale. Il tutto connotato nel segno dell’avanguardia, del
futuro, della scienza: la virtualità dello spettacolo sta nella selezione,
nella proiezione delle memorie dello spettatore, in modo che l’impressione
(diversa per ogni spettatore) possa essere riprodotta più tardi nella memoria
di ognuno. Un modo per stigmatizzare la transitorietà del rito live, per radicalizzare
con ironia, la condizione di esistenza effimera/transitoria, con l’ironico
presupposto che quando uno spettacolo termina possa tornare a esistere nella
memoria, compiendo a pieno il suo ciclo.
La tecnologia più sofisticata viene ricreata in modo artigianale, ma è la grande
velocità in cui vengono condivise con la platea le tante informazioni, il
grande ritmo, l’uso spasmodico (ma garbato e appropriato) del vocabolario dei
computer, delle tecnologie avanzate, a fare la differenza.
Con questo bombardamento di stimoli provenienti dai diversi
linguaggi artistici lo spettacolo raggiunge la temperatura-ambiente desiderata:
la saturazione dell’informazione che, sia a livello delle storie raccontate sia
a livello di immagine e di documentazione scientifica (e pseudo-scientifica),
conduce a un’apertura dell’emozione, rara negli spettacoli di oggi. Patricia Portela, nata in
Portogallo nel 1974, ha iniziato la sua carriera come scenografa e costumista e si è formata tra Lisbona,
Utrecht e Danimarca. Fin dal 1994 ha lavorato per molti teatri indipendenti e compagnie di
danza, principalmente come costumista o drammaturga, e come decoratrice di
cortometraggi. Nel 2006 termina la trilogia Flatland, il cui primo episodio ha
ricevuto il premio Acarte/Madalena di Azeredo Perdigão (2004) e una menzione speciale Bolsa Ernesto Sousa per la
multimedia dalla Fondazione Gulbenkian. Nell’ottobre 2006 viene premiata per lo
spettacolo per ragazzi Odilia. Vive tra Lisbona e Antuérpia ed attualmente è in
tournée con gli spettacoli Flatland, Wasteband e Odília, con un nuovo progetto in
preparazione: O Banquete.
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