Presentato nel 2007 in una sua prima versione, questo spettacolo sofferto e tagliente, ha segnato anch'esso il tempo di un momento di passaggio, di trasformazione creativa della Compagnia. Della Fortezza.

Con il “Pinocchio” di quest’anno Armando Punzo ha chiuso il cerchio iniziato lo scorso anno. Un cortile sabbioso quello del carcere popolato da strane figure ricordanti il Collodi ma anche innesti ed intersezioni di figure di celebri piece di queste edizioni della Fortezza: ecco Don Chisciotte, i Buffoni di Rabelais, Kafka, Pasolini, la Tempesta. Il Punzo attore si aggira con il suo cadavere di cartapesta rigido a terra, le cornici vuote appoggiate alle mura, le facce di coniglio dall’alto che osservano inquietanti. Quello presentato nel corso del progetto Vent'anni di teatro della Compagnia Della Fortezza a Volterra è un Pinocchio straziante che “muore un’ora dopo l’altra”, che urla incessante, quasi ragliante, “voglio morire”. Il Gatto e la Volpe, i medici- corvi, un pinguino, il Carabiniere, i rematori della Tempesta, ombrelli neri aperti, un Lucignolo napoletano, Mangiafoco e il domatore di ciuchini affollano la piazza. Questo Pinocchio, che martella come picchio con il naso, vuole “uscire da quello che di voi è in me” perché “non si può mettere in scena quello che non si ama”. E il teatro fa rima con la vita.