Pietra di diaspro, presentazione
Pietra di diaspro, recensione
Una roccia silicea compatta e opaca, di colore rosso, giallo, verde e
bruno, il diaspro, dà il nome a una nuova,
affascinante, opera creata da un autore contemporaneo. Incanta e fa sognare per
l’apparato visivo e la fluidità delle musiche Pietra di diaspro, che l’Opera di Roma e Ravenna Festival hanno commissionato
ad Adriano
Guarnieri, un autore davvero interessante, che in questa sua quinta opera
teatrale (composta tra il 2004 e il 2006), ha unito indissolubilmente l’aspetto visuale, quello musicale, l’ingegno e la
tecnologia.
L'opera video vive per sua natura all’incrocio delle arti, ma quella realizzata
da Ezio Antonelli, Cristina Mazzavillani Muti e Adriano Guarnieri ha il merito di puntare mirabilmente sulla sospensione
sonora e sul digitale, stregando la scena con le sue seduzioni visive, con quel
suo caratteristico suono organizzato in cui il suono acustico, il canto si mixano alla live eletronics di Alvise Vidolin.
Di grande impatto la scenografia di luce e immagini
creata dal ravennate Ezio Antonelli che dà corpo agli stati d’animo
dell’opera-video con un mirabile gioco di specchi. E usa tutte le superfici possibili per una
tempesta di video proiezioni ed effetti speciali che esaltano, in continue sovrapposizioni,
l’atmosfera e l’immaginario surrealista dell’opera. In perfetta simbiosi con
l’innovativo scenografo, la regista Cristina Mazzavillani
Muti che, come era successo per I Capuleti
e i Montecchi e con Il Trovatore, sottolinea di
trovarsi a suo agio con il virtuale e il digitale. Eleganti anche i costumi di Alessandro Lai e le luci di Patrizio Maggi,
le coreografie di Silvia Curti. I cantanti restano ai
lati dell’orchestra e i cori nel fondo scena, ma grazie
alla spazializzazione, il suono avvolge piacevolmente l’ascoltatore-spettatore,
ampliando l’incanto degli effetti visivi digitali integrati alla partitura, che
da cupa, sul finale esplode, anche musicalmente, nel bianco più luminoso e
radioso.
Una sperimentazione elegante, efficace nel segno del presente
multimediale: proiezioni, musica dal vivo, cori e voci
soliste, live electronics, danze e momenti teatrali. Il tutto
per sperimentare e far riflettere la platea, attraverso i diversi linguaggi
artistici (suono, immagine, parola) sul conflitto e lo spaesamento che,
dopo il crollo delle ideologie e delle utopie, sferza l'umanità. Quella di Guarnieri è un'Apocalisse
contemporanea che affonda le radici nei frammenti letterari di Paul Celan e nei
testi di Giovanni (anche l’espressione “pietra di diaspro” è tratta dall’Apocalisse
di Giovanni) per poi sbocciare nell'articolata simbologia visiva delle
scenografie virtuali - digitali di Antonelli.
In Pietra di diaspro le nuove tecnologie vengono sfruttate a pieno, sia dal punto di vista visivo,
che acustico. In evidenza il numero sette: sette sono infatti
le parti principali di cui l'opera è composta, sette i solisti vocali (Sonia
Visentin, Alda Caiello, Ilaria Del Prete, Matelda Viola, Antonella Ruggiero, Marco Lazzara,
Gianluca Belfiori Doro), oltre a sette trombe, sette arpe (una dal vivo e sei
registrate e trasmesse da altrettanti canali). Un organico orchestrale di
40 elementi, ben diretto da Piero Borgonovo, in cui esordisce il flauto iperbasso inventato per
l’occasione da Roberto Fabbriciani.
Voto
8