Si sa che l’attore finge. Usa la
finzione come strumento per divenire un altro personaggio e dare sfogo a parti
di sé tenute al guinzaglio, al riparo, nascoste dalla polvere, imbavagliate e
finalmente esplose sul palcoscenico. L’attore è maschera, gioco, è follia e
ispirazione, è altro, da sé in primis. Ma quando un attore interpreta il
personaggio di se stesso riformula il vocabolario,
scompaginandolo, che esiste tra la distanza dalla platea, tra un
testo-canovaccio, tra la messinscena fatta di perfezionismi, di colpi ad
effetto, di luci della ribalta del prodotto finito e finale. Ed
allora è ancora più apprezzabile chi indossa il proprio vestito assumendo le
sembianze di se stesso, modificando, annullandola, la percezione divisibile tra
la persona ed il personaggio, tra il nome e cognome all’anagrafe e gli stessi
su un cartellone teatrale.
Che alla fine non è annullamento
ma esaltazione. In questo processo Paolo Rossi ci è caduto a
pennello, ne è stato prima fagocitato, con l’Ubu Roi che lo scorso anno lo ha portato al limite, fino al bordo e dentro la disperazione e la
depressione, mangiato dal personaggio, per poi trarne spunto e forza per questo
suo nuovo “Sulla
strada ancora” (martedì
20 gennaio 2009 al Teatro Aurora di
Scandicci).
Già perché Rossi c’è ancora,
molto più solido di prima: ha toccato il fondo, ci ha camminato, ed è riuscito
a risalire. E qui mostra, con sagacia e sarcasmo ed
infinita autoironia, le sue debolezze, di uomo prima che di personaggio, mette
in piazza i propri errori, la propria autodistruzione, l’antieroismo di un uomo
che cade, un normale perdente che chiede aiuto e che si rialza proprio grazie a
quel mostro (il Teatro appunto) che poco prima sembrava averlo condannato. Il
Drago che annienta San Giorgio, per poi resuscitarlo. Davide e Golia. E Paolo Rossi si
narra: parla dei troppi alcolici, della clinica, del tempo che si sfibra, che
si assottiglia, che si espande, delle cose che non si possono più controllare,
della finzione che diventa realtà. Del vivere la propria vita come se fosse un
romanzo. Cosa che solo ai grandi riesce. Info: 14, 12
euro; www.scandiccicultura.it;
055.2571735.
Voto
8