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Paolo Rossi
Sulla strada ancora
Testi Stefano Benni, Carolina de La Calle Casanova, Riccardo Pifferi e Renato Sarti, regia Renato Sarti. Con Paolo Rossi
Martedì 20 gennaio 2009 al Teatro Aurora di Scandicci

 




                     di Tommaso Chimenti


Si sa che l’attore finge. Usa la finzione come strumento per divenire un altro personaggio e dare sfogo a parti di sé tenute al guinzaglio, al riparo, nascoste dalla polvere, imbavagliate e finalmente esplose sul palcoscenico. L’attore è maschera, gioco, è follia e ispirazione, è altro, da sé in primis. Ma quando un attore interpreta il personaggio di se stesso riformula il vocabolario, scompaginandolo, che esiste tra la distanza dalla platea, tra un testo-canovaccio, tra la messinscena fatta di perfezionismi, di colpi ad effetto, di luci della ribalta del prodotto finito e finale. Ed allora è ancora più apprezzabile chi indossa il proprio vestito assumendo le sembianze di se stesso, modificando, annullandola, la percezione divisibile tra la persona ed il personaggio, tra il nome e cognome all’anagrafe e gli stessi su un cartellone teatrale.

Che alla fine non è annullamento ma esaltazione. In questo processo Paolo Rossi ci è caduto a pennello, ne è stato prima fagocitato, con l’Ubu Roi  che lo scorso anno lo ha portato al limite, fino al bordo e dentro la disperazione e la depressione, mangiato dal personaggio, per poi trarne spunto e forza per questo suo nuovo “Sulla strada ancora” (martedì 20 gennaio 2009 al Teatro Aurora di Scandicci).

Già perché Rossi c’è ancora, molto più solido di prima: ha toccato il fondo, ci ha camminato, ed è riuscito a risalire. E qui mostra, con sagacia e sarcasmo ed infinita autoironia, le sue debolezze, di uomo prima che di personaggio, mette in piazza i propri errori, la propria autodistruzione, l’antieroismo di un uomo che cade, un normale perdente che chiede aiuto e che si rialza proprio grazie a quel mostro (il Teatro appunto) che poco prima sembrava averlo condannato. Il Drago che annienta San Giorgio, per poi resuscitarlo. Davide e Golia. E Paolo Rossi si narra: parla dei troppi alcolici, della clinica, del tempo che si sfibra, che si assottiglia, che si espande, delle cose che non si possono più controllare, della finzione che diventa realtà. Del vivere la propria vita come se fosse un romanzo. Cosa che solo ai grandi riesce. Info: 14, 12 euro; www.scandiccicultura.it; 055.2571735.

Voto 8 

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