Teatro Cantiere Florida, Musa di Fuoco, stagione 2006 - 2007
Romeo & Giulietta, drammaturgia e regia di Leo Muscato, 2007
MacBeth, regia Elena Bucci in collaborazione con Marco Sgrosso, 2007
Pasticceri, Io e mio fratello Roberto, Capuano - Abbiati, 2007
Classico e classicista il lavoro
sul “Macbeth” di Elena Bucci, regista e Lady, e Marco Sgrosso, il Sir.
Sono le luci, e le ombre gigantesche, le vere protagoniste, che proiettano
nature morte metafisiche dechirichiane allungando a dismisura l’ampiezza di un
corpo, distorcendoli in volumi spaventosi, vibrandone i contorni divenuti
immateriali. Il coro di sei musicisti e comari saltimbanco, pettegole di corte
con cadenza napoletana, ora sorelle streghe ciarliere, intonano canti celtici e
magie di sottobosco, comandate (ma in realtà gli attori sono tutti uomini) da
un capobranco muscoloso come un pivot da
pallacanestro con buffo accento britannico. Cassandre premonitrici, ma qui
credute, ballerine vamp che si atteggiano in coreografie gestuali come colpi di
karatè, mosse le braccia a difesa e contrattacco, parlando, quasi in estatica trance, lingue immaginarie e impossibili. La follia del
nuovo re, sanguinario come Nosferatu,
e l’avidità arrivista della moglie, “Cambiatemi il latte in fiele”, musa e
arpia, unica in bianco candido ma dalla coscienza sporca (come le mutande nel
finale di “Cani di bancata” di Emma Dante),
lottano giocando in dialettici guizzi. I servitori vassalli avvoltoi gracchiano
come falchi affamati nel cupo centro lasciato vivo dalle ombre che intorno si
mangiano lo spazio. E’ uno zoo umano: alle mani e bicipiti tesi come ali
dispiegate d’aquila rapace fa da contraltare il serpente a sonagli che striscia
e sibila nella foresta nera degli incubi sempre più cupi. “Lunga è la notte che
non vede mai il giorno”. Il presagio si avvera: “Tu non dormirai più”. Sullo sfondo
si staglia un trono d’acciaio futurista, che potrebbe a tutta regola provenire
per stile dalla mostra del rumeno Daniel Spoerri attualmente attiva al Centro
Pecci di Prato, (fino al 29 aprile 2007) che sembra più una sedia
elettrica. Ed il parallelo c’è tutto perché il potere logora
chi ce l’ha. Un sole gigantesco giapponese rosso sangue domina alle spalle
mentre panche da chiesa, usate per una via crucis
improvvisata, attorniano la scena, prima che luci come branchie di squali
bianchi non taglino a strisce la scena dividendola come sbarre di gabbie.
Voto
6 ½