Lella Costa: Alice, una meraviglia di paese, presentazione
Lella Costa: Alice, una meraviglia di paese, recensione
Lella Costa: Stanca di guerra
Lella Costa: Traviata
Lella Costa: Precise parole
Dopo
i successi di Precise
parole e Traviata,
Lella Costa torna alla ribalta con un nuovo progetto, un altro percorso in cui il racconto è
l’inatteso punto di partenza per suggerire temi e problemi legati all’oggi, i
paradossi e le contraddizioni del vivere quotidiano. Lo dimostra il suo
approccio ad Alice nel paese delle
meraviglie di Lewis
Carroll (ma potrebbe essere anche l’Alice nelle città
di Wenders)
in cui la protagonista non è solo la ragazzina abituata a convivere con
i propri fantasmi. Alice per la
Costa è infatti anche una donna
piena di slanci e di stupori, in guerra contro le ingiustizie piccole e grandi
del mondo, che ha l’humour e l’ironia di Lella Costa.
Dopo il debutto (dal 29 novembre 2005 all’8 gennaio
2006al Teatro Grassi di Milano), lo
spettacolo con le musiche originali del pianista Stefano Bollani
e la produzione Irma Spettacoli, va in tournée: dal 10 - 22 gennaio 2006 al Teatro Ambra Jovinelli
di Roma, da giovedì 26 a sabato 28 gennaio 2006 fa tappa al Teatro
Puccini di Firenze, da venerdì 3 febbraio a domenica 5 febbraio 2006 al Teatro
Municipale Romolo Valli per la Stagione
di prosa 2005-2006 Reggio Emilia
Alice è il simbolo di qualcosa, di tante cose che hanno
popolato i sogni e i viaggi di tanti esploratori contemporanei; e di tante avventure. E’ tutte noi ragazze che a
ogni età e in ogni situazione ci sentiamo vagamente a disagio, o fuori posto,
troppo grandi o troppo piccole o magre o grasse, comunque inadeguate –
racconta l’attrice –. Alice
è il nonsense, il surreale come sublime piacere del paradosso, ma anche
come grimaldello per esplorare e raccontare alcuni luoghi dell’indicibile
contemporaneo: per esempio il carcere, per esempio la
sofferenza psichica”.
Ad accompagnare Lella Costa in questo viaggio tra reale e surreale, la
brillante regia di Giorgio Gallione.
“Portare Alice in scena
può voler dire intraprendere un viaggio che somiglia più ad un cavaturaccioli
che ad un sentiero – dichiara il regista – inseguendo tracce che non portano da
nessuna parte, con regole fatte solo di eccezioni.
Così potremo scoprire che anche il nostro mondo, come quello di Carroll, è solo un gioco illusorio di ombre
e luci dove si può entrare attraverso una screpolatura dell’aria, un foro della
terra o un'improvvisa debolezza nella superficie di uno specchio. Alice in
palcoscenico può significare allora coltivare programmaticamente
il nonsenso, ma Alice è anche inseguire una specie di
speranza disperata consapevoli che talvolta viviamo prigionieri dei sogni
altrui e che la meraviglia di paese in cui viviamo spesso è nient'altro che un
mondo odioso e sgarbato, popolato da re e regine malvagie e da ciclopi
ipnotizzatori col volto a forma di monoscopio”.
Voto
7 +