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  26/04/2024 - 17:35

 

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Ketzal
Compagnia Derevo – Russia
Anton Adasinsky, Gala, Di, Buda, Max, Figa, Adam. Musiche: Daniel Williams (UK). Luci: Falk Dittrich (D), Elena Iarovaia
Al Jack and Joe Theatre – Cerbaia Val di Pesa – 14, 15, 16 febbraio 2005

 




                     di Tommaso Chimenti


Bisogna dare atto a Adriano Milani di riuscire da anni ad avere un canale artistico preferenziale nei confronti della Russia e delle compagnie teatrali provenienti da Mosca e dintorni. Infatti Milani, dal 1990 al ’95, è stato uno degli attori della compagnia Derevo, proprio in questi giorni, 14, 15 e 16 febbraio, in prima assoluta ed in esclusiva per l’Italia al “Jack and Joe Theatre”, in via Pablo Picasso a Cerbaia, anche il nome della strada forse non è un caso, in scena con il nuovo lavoro “Ketzal” a cura della nuova generazione degli attori- atleti- acrobati del gruppo che miscela teatro e danza contemporanea con dolcezza, sagacia, acidità, irruenza e gestualità carica di significati. Prima la compagnia, nel corso degli anni ’90, si era stabilita a Praga per poi trovare un appoggio artistico a Greve in Chianti dove ha dimorato per due anni prima di capire che nella nostra regione e penisola lo splendido lavoro innovativo dei russi non era ben accetto e degnamente accolto. Adesso la sede di lavoro è stata fissata in Dresda, anche se la provenienza dei componenti è principalmente San Pietroburgo con alcuni innesti europei.

Molti i premi vinti in carriera tra i quali spiccano i “Fringe First” di Edimburgo, ed altri riconoscimenti in Germani, Francia, Messico. Una compagnia molto giovane, dai 24 ai 30 anni l’età dei suoi sette componenti, per una sceneggiatura molto fisica, sudata, impegnativa, muscolare.

Corpi quasi nudi, toraci ed addominali gonfi per gli uomini, bellezza nordica gelida ed algida per le due bellissime interpreti, figure sinuose e longilinee, perizoma color carne a coprire con un velo le parti intime, capelli rasati da militare. Un gruppo che dopo Cerbaia, il piccolo ma interessante progetto del “Jack and Joe” era esaurito in tutti i suoi posti, farà tappa addirittura in Cina ed in Giappone, mentre in Italia proprio non riesce a sfondare ed a trovare spazi, luoghi per esibirsi, un terreno fertile per promuovere e proporsi. “L’Italia è arida” commenta con tristezza Adriano.

Ed è un peccato per i molti che non potranno godere della fantasia, della meraviglia delle danze, delle lotte, dei corpo a corpo stile capoeira, dei salti, degli aggrovigliamenti, delle mani e delle gambe mosse con impazienza e forza terribile e temibile, della potenza espressa, della voglia energetica di dire, di esserci, di mostrarsi nel pieno e completo valore.

Un progetto ad episodi che intende ripercorrere ed affrontare il rapporto tra l’uomo ed il divino partendo dal mito atzeco del Dio Quetzalcoatl, la divinità del Messico precolombiano, simbolo di morte e resurrezione, un serpente piumato principio cosmico della dualità: ciò che striscia e ciò che vola riuniti in uno stesso simbolo. La musica alta, quasi da colonna sonora strumentale elettronica di un cartone animato, riempie prima il foyer, dove scorre la grappa per il freddo e per solidarietà con i sovietici. Corpi glabri e pallidi, bianchissimi sullo sfondo nero, occhi di ghiaccio imperscrutabili, chiare le mani, argentati i movimenti lesti, veloci le magrezze esposte nelle danze tribali aborigene, nelle movenze di cani rabbiosi, allupati, arrabbiati ed allampanati, nel contorcesi e gattonare alla Smigol del Signore degli Anelli. Sul fondo una struttura in ferro con gli uomini stipati, costretti, chiusi, recintati nei loro ululati. Uno spettacolo muto, un’ora circa la durata.

Gabbie aperte di scimmie da zoo, deportati, esseri informi che si contorcono come serpenti con la musica ossessiva tecnologica, tetra ed industriale picchia sui bassi e lascia poco spazio nelle viscere.

Snodabili nel lager, esseri da esperimento, quasi spermatozoi che cercare la via per rientrare nell’utero nei loro movimenti fluidi, nell’ultima scena dove allagano il teatro e in una furiosa, giocosa e dance in trance metafisica schizzano con le gonne impregnate di acqua il pubblico delle prime file.

Voto 7 

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