Poesia allo stato puro senza impasse né contenzione, un fiume in piena, ridondante e debordante che ha invaso la platea, sommerso i sentimenti, dolcificato amaro velluti ed asole tra gli stucchi dorati dello splendido Saloncino della Pergola.
Dentro l’ossatura minimalista, intelaiatura stanca di un circo demodé ed in fase di smontaggio, Giulietta si racconta a mani nude, avvolta in un corpetto che la cinge e la stringe quasi fino a toglierle il respiro, nascondendole, appiattendolo, il seno, divenuto così quasi mascolino ed androgino.
Chiusa, claustrofobica, legata in una fossa che è il suo abito di scena, la sua perenne maschera che confonde ruolo, personaggio e persona, cuffia bianca in testa senza parrucca a difendere i segreti lasciati liberi di spaziare ed i pensieri, quasi inglobata, fagocitata da una materna vagina, e non sappiamo se sta per uscire o vuole rientrare perché il mondo là fuori è nero, freddo ed oscuro.
Teli e fili per trapezisti invisibili, forse già caduti tra sogno ed incubo, tenuti in basso da nani, o forse siamo noi piccoli uomini che abbiamo bisogno di crederci, un teatro tenda senza attori in questo mondo circense vuoto e silenzioso dove si sentono solo da lontano le onde del < A HREF="http://www.rimini.com/"> mare riminese, il risciacquio continuo e solerte, una nenia dolce e compassionevole da carillon, nostalgia repressa tra finzione e realtà.
Colori e luci in questa parentesi di spettacolo senza prime donne da rivista, in quest’arena senza leoni, luna park senza attrazioni, mondo collodiano, Paese dei Balocchi dove i giocattoli sono rotti ed il legno è marcito, cartone animato immobile incastonato nel vulcano lavico del costume candido, dove solo le braccia, a ventosa, a ventaglio, come piovra, o tentacoli di medusa cercano di attrarre, prendere, aria e sangue dall’esterno.
Nelle visioni allucinate, tra musiche disneyane infantili , house e techno, la favola fiabesca della caduta della ballerina dal suo piedistallo gonfiato ad arte, grinzoso e raggrinzito come il costume che ormai a pelle le sta.
Voto
8
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