Antro delle Ninfe, Odissea. Doppio ritorno, regia di Luca Ronconi
Itaca, Odissea. Doppio ritorno, regia di Luca Ronconi
Una platea
spazzata via in un ricordo di “2001 Odissea nello spazio”
di colonne mozzate e statue decapitate saddamiche assi e transenne da cantiere edilizio palermitano, da disastro navale, un sito
archeologico da naufragio dove regina è la grassa Penelope, Francesca Ciocchetti degnissima, piena d’anelli, incastrata in una
torre d’avorio, una gabbia dorata di macchinerie e giganteschi immobilismi,
impalcatura da piaghe da decupito. Sotto
frullano le didascalie vocali delle tre ancelle manager in tailleur nero aziendalista. Penelope è una madonna da basso napoletano, dominatrice visionaria, dama felliniana, matrona colossale boteriana fiera e dura mentre Ulisse è sperduto e diseredato, titubante e
balbettante come un cieco nel sole, schiaffeggiato dalle nuvole. Ulisse diviene
un Mosé iconografico, un ET affamato che si muove e racconta come caricatura della commedia dell’arte per poi recuperare forza e
riprendere le sembianze di un Biancone o dell’Adamo michelangiolesco della Sistina. La torre di Penelope ingoia e fagocita l’Ulisse caduto e stanco partorendolo al contrario. L’odisseo, qui molto gassmaniano,
è un mendicante, un nuovo rom o lavavetri fiorentino e le sue angosce e patimenti sono un forno che si apre a bocca, un camino di
fauci, un antro aperto che tutto lacera e trita: il Tempo. I Proci, gentili ed
aggraziati che fanno anche tenerezza, che poi mutano nei Dodici Apostoli con
l’ultima cena a fare da fondale, sono una gang da
rione, ciurma che sembra uscita dallo Studio 54 newyorkese negli anni ’70. E si sprecano le borchie argentate e le paillettes
dorate e mocassini laccati. E’ una banda dedita all’hip hop da Bronx, capitanata
dall’isterico Antinoo – Nerone sul triclinio, un
branco violento da quartiere malfamato con fasce elastiche da palestra, da playground e basket da periferia suburbana, “
Guerrieri della notte”, camiciole e bicipiti che si lanciano in orge e baccanali con donne manichino kamikaze con burka anonimo. La
mattanza-tonnara, estenuante, finale rende martiri gli oppressori e la Resistenza
attiva del Robin Hood Ulisse finisce per trasformarlo in un Bush sanguinario e guerrafondaio.
Voto
7