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  26/04/2024 - 12:36

 

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Il gioco dell’amore e del caso
Di Marivaux
Regia di Piero Maccarinelli, costumi di Gabriella Pescucci, scene di Giacomo Costa, musiche di Antonio Di Pofi, disegno luci di Umile Vainieri. In scena Paolo Briguglia, Antonia Liskova, Francesco Montanari e Fabrizia Sacchi, Emanuele Salce e Sandro Mabellini
Prima nazionale al Teatro della Pergola di Firenze dal 24 al 29 aprile 2012. Prima produzione della Fondazione Teatro della Pergola

 




                     di Giovanni Ballerini


Con la chiusura dell’Eti (Ente Teatrale Italiano), soppresso per decreto governativo il 31 maggio del 2010, il teatro della Pergola, nonostante i suoi 350 anni di storia rischiava di chiudere i battenti. Per fortuna il passaggio di proprietà dallo Stato al Comune e la nascita della Fondazione Teatro della Pergola hanno aperto nuove prospettive per questo storico (fu eretto nel 1656 da Ferdinando Tacca) spazio culturale fiorentino, che saluta con gioia e orgoglio la sua prima produzione con lo spettacolo Il gioco dell’amore e del caso, che debutta a Firenze in prima nazionale dal 24 al 29 aprile 2012 per poi circuitare in tutta Italia dalla prossima stagione.
Il titolo scelto per dare il via all’attività produttiva della Pergola è una perla della drammaturgia settecentesca. Un testo di Pierre Carlet de Chamblain de Marivaux, che è una classica commedia degli equivoci ed ha in sé il germe della grande tradizione del teatro all’italiana.
Il regista Piero Maccarinelli ha scelto la versione e l’adattamento di Giuseppe Manfridi per fare risaltare l’inattuale contemporaneità della tessitura drammaturgica di Marivaux, che ha fatto interpretare a giovani, ma già noti attori (di teatro, cinema e televisione), come Paolo Briguglia, Antonia Liskova, Francesco Montanari, Fabrizia Sacchi, Emanuele Salce e Sandro Mabellini, che sono i protagonisti dello spettacolo. I costumi sono firmati dal premio Oscar Gabriella Pescucci, le scene dall’artista visivo Giacomo Costa.

"Per la versione italiana da noi proposta ho lavorato molto sull’impasto strutturale che Marivaux affida al suo vocabolario – spiega Manfridi -. Il Settecento implicito in appellativi del tipo servo o padrone è stato, ad esempio, messo in sordina per lasciar spazio a un codice impiegatizio capace di assorbire la piccola comunità della commedia in un mondo del lavoro prossimo al nostro, e che come il nostro abbia esperienza di crisi collettive e di manovre finanziarie indispensabili per riassestare i bilanci".

Un’installazione fatta d’immagini elaborate dall’artista fiorentino Giacomo Costa accompagna il trascolorare di emozioni e sentimenti su un fondale a light box digitale, davanti al quale solo due grandi porte a imbotto e quattro poltrone dell'epoca stanno a indicare l'opulenza senza tempo dell’opera. I costumi di Gabriella Pescucci ( L'età dell'innocenza, Le avventure del barone di Münchausen, La fabbrica di cioccolato, La città delle donne, Il nome della rosa, C'era una volta in America, solo per citare alcuni dei film in cui ha lavorato) giocano sulle asimmetrie del tempo.

"Marivaux è un grande conoscitore del comportamento umano – dice la Pescucci -. I suoi giochi, schermaglie, battibecchi, fra un uomo e una donna, sono ancora oggi credibili. Per questo, quando il regista Piero Maccarinelli, mi ha suggerito di fare i vestiti contemporanei, vicino a noi, ho subito condiviso l'idea, Le ispirazioni sono state tante, ho cercato di fare abiti allegri, che seguissero il divertimento del testo".

Il Settecento è dunque uno sfondo presente, ma rimanda alla contemporaneità dove i corpi e le voci dei quattro innamorati amati amanti daranno inizio al gioco accompagnati dalle complici musiche di Antonio Di Pofi e dal disegno luci di Umile Vainieri.

Voto 8 

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