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Gogmagog
L'alba e la notte. Partitura
Parole Cristina Abati, musica Andrea Allulli, luci e fonica Marco Falai. Con: Cristina Abati Musiche eseguite dal vivo da: Andrea Allulli, Silvio Angiolucci, Filippo Lepri, Damiano Niccolini
Mercoledì 19 marzo 2003 al Teatro Studio di Scandicci

 




                     di Giovanni Ballerini


"Fra l'alba e la notte c'è un momento in cui si spezzano i contorni delle cose, i corpi si dissolvono in un buio di stelle. E io ho scelto quel momento, come la mia ora di nascita, ….. e non ho scelta che raccontare delle nude statue di me. Ma per raccontare così tanto di me, devo indossare lo sfarzo del teatro, fino a un solenne distacco. E ho ancora più bisogno di musica che mi suoni, di strumenti che suonino insieme a me, il mio corpo, e le mie parole"

L'alba e la notte - Partitura, di scena Mercoledì 19 marzo 2003 al Teatro Studio di Scandicci, è per i Gogmagog un progetto ideale per indagare il rapporto fra poesia e musica nel luogo del teatro. Il gruppo in questo interessante esperimento parte infatti proprio dalla scrittura originale (di parole e musica) per sviluppare l'azione teatrale: una voce e un corpo poetico che vive e musicisti che suonano dal vivo. La dimensione del concerto s'innalza su quella del teatro e della poesia.

I Gogmagog sono nati a Firenze nel '97 dall'incontro di giovani attori provenienti da varie esperienze. Ancora oggi il lavoro del gruppo si caratterizza in spettacoli che si adattano a qualsiasi spazio e scenografia. Il loro teatro non si stacca dalla vita: anche in questo reading non reading, abbiamo di fronte uno spettacolo che non sembra uno spettacolo, ma un esperimento dinamico in cui la vita incontra la parola, la musica.

"Io non sento con il corpo, ma con tutti gli infiniti atomi che compongono il corpo, uno ad uno; ogni essere umano lo vedo formato dalle infinite particelle che compongono il corpo, e per ognuno esiste una forma, un colore preciso, un peso e una densità diversa, come diversi sono gli spazi vuoti o pieni, diversi gli agganci, come abbracci- spiega Cristina Abati -. Le grandi scoperte, quelle che rivoluzionano il modo di pensare e di penare, non destano i sentori assopiti dal tempo ma permettono di vedere con occhi che forse avevamo nascosti nel cuore o nel palmo delle mani. Scoperte che toccano il quotidiano come le parole, come la musica. Due arti visibili, visionarie nei segni che accomunano e accompagnano il pensiero come miglior mezzo di comunicazione".

Voto 7 

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