La 43° edizione del Festival dei Popoli
Filmare il teatro al Festival dei Popoli
I diari di Vaslav Nijinsky al Festival dei Popoli
Il colonialismo italiano al Festival dei Popoli
Una serie di progetti speciali percorre trasversalmente il programma del Metastasio e del Fabbricone, ne amplifica la valenza culturale e spettacolare e apre altri orizzonti oltre il teatro. Musica etnica, piccole produzioni di teatro e musica, danza e arti visive: territori che normalmente non trovano spazio nei teatri e che rappresentano un mondo magmatico di grande energia e di forte attrazione per le giovani generazioni e per un pubblico normalmente poco abituato a frequentare il teatro.
L'obbiettivo - è quello di non "blindare", paralizzare la proposta teatrale con la formula dell'abbonamento, ma di fare del teatro uno spazio vivo, sollecitando varie tipologie di pubblico e svolgendo un ruolo di riferimento per professionisti dei vari linguaggi dello spettacolo, coagulando esperienze spesso informali ma di forte energia creativa.
Di particolare interesse per il rapporto con il segno contemporaneo e per la ricerca di nuovi codici espressivi è la collaborazione fra il Metastasio e alcune importanti istituzioni culturali del territorio toscano fra cui spicca quella con il Festival dei popoli, per una sezione dedicata al rapporto fra cinema e teatro ,con un inizio di riflessione, che si svilupperà pienamente nei prossimi anni, sulla elaborazione dell'esperienza teatrale attraverso il linguaggio filmico.
Per l'edizione 2002 del Festival dei Popoli vengono presentate tre opere di grande significato culturale come l'Otello di Massimo Castri, realizzato nell'eccezionale cornice del Fabbricone, Les tambours sur la digue di un altro grande maestro del teatro contemporaneo come Ariane Mnouchkine, e " The Diary of Vaslav Nijinsky", un ottimo documentario di Paul Cox su Nijisky.
A fianco dei grandi maestri che si occupano di filmare i loro lavori teatrali, in questi momento si assiste a una dinamica produzione video di registi e compagnie teatrali, che servendosi delle nuove tecnologie digitali, di buona qualità e a prezzi accessibili, pensano sempre di più di ripercorrere il lavoro teatrale attraverso nuovi sentieri espressivi, maggiormente creativi rispetto a un passato molto vicino a noi, dove la telecamera era ancora, solamente, l'occhio dello spettatore, a volte più stretto e a volte più dilatato, ma sempre usata con un certo timore reverenziale Ed è proprio partendo dalla considerazione della scena come un set e arrivando alla più totale libertà espressiva, che oggi i registi più sensibili e più attenti alla ricerca di uno stile stanno elaborando una narrazione originale, che superi la concezione del video teatro, per approdare a un territorio magmatico, di confine fra i differenti generi e di grande interesse per l'evoluzione del linguaggio del futuro.
Voto
8