partner di Yahoo! Italia

Fizz - Idee e risorse per il marketing culturale !

Scanner - Cultura Opinioni Online
links redazione pubblicità info redazione@scanner.it


   


Felicità turbate
Di Tiezzi e Luzi
Roberto Mercadini
Felicità for dummies
Rimini Protokoll
La Conferenza degli Assenti
Teatro dei Gordi
Pandora
Leoni per il Teatro 2021
La Biennale di Venezia
Winston vs Churchill
Regia di Paola Rota
Nemico di classe
Di Nigel Williams
Fulvio Cauteruccio
La notte poco prima della foresta
Pinocchi: recensione
Regia di Andrea Macaluso
Intercity Bruxelles
XXX edizione – 30 anni

 


Ricerca avanzata

 

 

Arte Musica Libri Cinema Live Interviste Home Vignette Gallery Hi-Tech Strips Opinioni Gusto Ospiti TV

  26/04/2024 - 06:19

 

  home>live > teatro

Scanner - live
 


Compagnia Dionisi
Serate Bastarde
Di Renata Ciaravino e Carmen Pellegrinelli e con la collaborazione di Silvia Gallerano, con Renata Ciaravino , Silvia Gallerano e Carmen Pellegrinelli, Aiuto regia di Carlo Compare, film-making di Elvio Longato, Produzione di Marina Belli
Visto a Sansepolcro il 24 luglio 2010 Al festival Kilowatt

 




                     di Tommaso Chimenti


Tra Tony Clifton Circus e Lella Costa, le tre milanesi Dionisi, attraverso l’uso dell’eccessività, della spudoratezza, della debordanza, riescono ad essere tanto pungenti ed argute tanto disgustose e scomode. Scenette cabarettistiche, dirette da Renata Ciaravino, che prendono spunto dal “Corpo delle donne” della Zanardo. Donne che parlano di donne in queste “Serate bastarde”, ciniche, acide, crude, dirette presentato al festival Kilowatt 2010. Le Dionisi non ci girano tanto intorno, prendono il problema di petto. Sicuramente mettono in crisi il sistema di valori di riferimento del macho latino. Il Girl power che ha come baluardo da sconfiggere l’antivelinismo, la deriva dell’autostima al femminile. Donne considerate soltanto per il “tette e culo”. Il combattere la forma, la facciata, la bellezza canonica ricercata ad ogni costo, per forza, con forza. Donne con le labbrone come canotti come la Gruber o la Parietti. Una nuova rivolta femminista. L’età, la ruga come segno inaccettabile, sintomo di quella malattia da combattere chiamata vita. Ma lo fanno con un’autoironia difficile da ritrovare altrove. E sono eversive e violente, aggressive e divertentissime. E commoventi. Una parodia continua dei nostri tempi malati e depressi, di falsi miti e finti eroi, di canzoni partenopee dedicate all’amata, voluta e contesa come fosse un oggetto, “tu m’appartieni” (un po’ come il “ti pretendo” di raffiana memoria). Una presentatrice, a mo’ della Ventura, intervista la velina- valletta con la pelle bruciata che sta partecipando all’elezione di “Miss Ustione”. Di fatto Carmen Pelligrinelli, una delle tre sulla scena, ha realmente subito un incidente dove è rimasta ustionata per oltre il quaranta per cento del corpo. Qui la finzione del teatro viene messa in secondo piano. Personaggio e persona hanno le stesse identiche fattezze. E, dal pubblico, si subisce uno straniamento. L’attrice, con le gambe dalla pelle visibilmente contratta, accartocciata e contorta, gioca con la propria fisicità, con quello che per lei non è più un disagio, un handicap. Forse lo è per gli altri. Forse è per le altre donne: quelle che si vedono sempre troppe grasse, troppo basse, troppo magre. Quelle da minigonna, per far vedere le gambe, quelle da tacco dodici così il fondoschiena sta più su sfidando la forza di gravità. Quelle che assurgono alla chirurgia plastica, agli interventi operatori, alle liposuzioni per assomigliare ad un modello prettamente maschile e televisivo, canoni di una bellezza fittizia ed inesistente, se non sulla carta, se non nella perfezione dei sogni e della fantasia. La realtà, come le persone, sono piene di difetti, sono incerte, instabili, sono brutte. E’ la loro bruttura che le rende uniche e quindi belle. Un lavoro alla Michael Moore, con risate piene alla Beppe Grillo, punte acide alla maniera di Sabina Guzzanti. Un “videocrazy” teatrale da succhiare come nella gag della cannuccia bevendo quello che ci è stato proposto, e regalato in tanti sacchetti, come il liquido seminale del Premier. Se ne cibano con gusto, se lo litigano, se lo contendono, lo condividono in una piscina gonfiabile con pose da copertina. La donna è carne da macello, urlano. Colpa degli uomini che sono a fianco delle donne, colpa delle donne stesse che rispettano, e sono le prime a perpetrare, quegli stessi dettami, imposti a rischio dell’indifferenza, della non accettazione. Il problema delle novelle Bridget Jones, imbacuccate ed imbatuffolate in pigiamoni depressi, abbuffandosi di Nutella e derivati, è lo stereotipo da cartolina talmente irraggiungibile da creare ansia e frustrazione, lo stilema che credono di non poter infrangere. Il corpo della donna è comprato, non soltanto in strada la notte, è vilipeso e sfruttato, violentato e distrutto, declassato e sottomesso, sottovalutato e deprezzato. La bestemmia (come i Babilonia Teatro, gli Omini) scagliata rabbiosa è l’affresco più drammatico dell’impotenza, dell’assuefazione, della rassegnazione.

Voto 8 

        Invia Ad Un Amico

© Copyright 1995 - 2010 Scanner