Fabbrica Europa 2004
Andres Morte
International Fabbrica For Choreographers
Christian Rizzo
Silvia Guidi
Carlos Augusto “Cacà” Carvalho
Roberto Castello
Compagnia Verdastro - Della Monica
Fabbrica Europa 2003 teatro, danza, arti visive
Fabbrica Europa 2003 musica
Fabbrica Europa 2002
Fabbrica Europa 2001
Fabbrica Europa 2000
Fabbrica Europa 1999
Fabbrica Europa 1998
Fabbrica Europa 1997
Strana, per certi versi sorprendente la
programmazione 2004 di Fabbrica Europa.
Un esempio eclatante ce l’offre Christian Rizzo
con il suo Et
pourquois pas? Che dilata a non finire una trovata scenica che all’inizio
poteva sembrare anche azzeccata.
Cinque danzatori si alternano in scena su un
piedistallo in movimento lento. Questo podio circolare ruotante, simile a
quelli su cui si presentano le automobili, diventa la sede di uno show
minimale, in cui sono gli oggetti (abiti, costumi, complementi di
abbigliamento), più che i ballerini, a danzare. Qua e là ci sono spunti alla Cremaster di Matthew Barney,
citazioni trendy e un tentativo, per certi versi riuscito, di commistione fra
moda, musica arti visive e danza che ci ricorda tante installazioni o performance visuali degli anni Ottanta.
Fin qui tutto bene. Solo che l’azione viene
replicata senza fine, risultando alienante. La ripetizione sfibra più che
intrigare. E poco può una colonna sonora (che strizza spudoratamente l’occhio
agli anni Ottanta)
contro la noia che attanaglia chi è segregato in platea. Lo stesso discorso
vale per le trovate sceniche, per un uso non certo banale delle luci : la
stessa idea riproposta all’infinito stanca. Irrimediabilmente. L’impressione è
quella di trovarsi (per quasi 2 ore) davanti a una vetrina in allestimento di
un negozio di moda: oggetti, abiti e danzatori – manichini, più che ibridi (nati dalla mescolanza di storia del
corpo e del costume) sembrano vittime di un vetrinista pazzo e indeciso. Ci
vuole poco a provare la stessa sensazione in platea. Nemmeno la più incallita
fashion victim sarebbe probabilmente capace di superare una prova di resistenza
di questo tipo.
La pensa sicuramente in maniera diversa Christian Rizzo,
ma da un artista che si è cimentato in diversi campi creativi (ha iniziato
suonando in un gruppo rock, poi ha creato una marca di abbigliamento, a
tutt’oggi collabora come costumista con altri coreografi internazionali e si è
dedicato alle arti plastiche) ci aspettavamo qualcosa di diverso. A questo
punto ci prende un dubbio: non sarà sbagliato il contesto in cui lo spettacolo
è stato proposto? Questo Et pourquois
pas?, che è stato presentato come un epico e dislessico racconto in
costume, ci sembra in sostanza più adatto a essere rappresentato in forma di
performance e in ogni caso in spazi diversi dal palcoscenico. Al posto o
comunque alternato al deludente allestimento Media House, il tableau vivant
creato dal coreografo
francese con l’ Association Fragile, avrebbe dato, secondo noi, al Festival
un respiro più intenso. Fornendo
qualche spunto in più alla sezione arti visive che a Fabbrica Europa 2004 ci è
sembrata decisamente ridimensionata rispetto alle precedenti edizioni.
Voto
5