Zoom Festival, seconda edizione, 2007
Zoom Festival, prima edizione, 2006
Cristina Abati – Mangiare la luna, 2006
Teatro Sotterraneo, UNO – Il corpo del condannato , 2006
Daniele Timpano – Dux in scatola, 2006
Antonio Tagliarini, Titolo provvisorio: senza titolo, 2005
Teatro dell’Esausto – La caduta, 2006
Cosmesi – Mi spengo in assenza di mezzi, 2006
Bobo Rondelli e Andrea Cambi – Farsa, 2006
Ricominciano dalla drammaturgia
dello spazio i Cosmesi, ma lo fanno al buio o quasi per Mi spengo in assenza di mezzi, lo spettacolo per 37 spettatori
presentato, con qualche sussulto allo ZOOM
festival 2006.
Cosmesi,
il progetto artistico nato dall’ incontro fra l’artista
visivo Nicola Toffolini e la performer
Eva Geatti elaborano un teatro di spazi,
lasciando a altri l’onere di interessarsi di scenografie teatrali. A Toffolini, Geatti & Co. interessa infatti creare un contenitore autosufficiente di un mondo
nuovo, un contenitore dell’attore che diventa contenuto, che avvolge e spiazza
lo spettatore.
“Se non è possibile una sperimentazione
architettonica in scena siamo costretti al vuoto ed è
un vuoto inteso come assenza, vuoto inteso come mancanza e ancora un vuoto
inteso come buio, un buio fitto assoluto. Ad un impianto scenico negato non può
che corrispondere lo sviluppo di uno spettacolo che non si può vedere
densamente costruito e sviluppato nel nero fitto in cui poter far perdere gli
sguardi, si decide unicamente di privilegiare i
“soggetti” della messa in scena dotandoli del complesso di sofisticati
strumenti, oggetti, ed indumenti, che diventano necessari per poter agire
indisturbati nel buio assoluto con naturalezza. Chirurgicamente si sottrae alla
vista tutto quello che ci si aspetta dal “teatro”; allontanando lentamente la
concezione di spazio fisico finito che il buio concede di rimodellare e
ridefinire profondamente. Un progetto visivo, non un
“radiodramma”, non un lavoro da ascoltare e basta. La centralità del
progetto è la progressiva sollecitazione dello spettatore allertato
dall’oscurità forzata. Il teatro c’è ma non si vede”.
I vincitori del Premio Iceberg 2005 hanno le idee chiare e te lo
fanno capire subito con le luci dell’essere – lampada che ti conduce al tuo
posto, in mezzo al palcoscenico. Il resto è un viaggio nella musica,
nell’immaginario, nei suoni, nelle paure. Anche quelle primordiali: buio, rumori, impossibilità di capire dove sei, cosa
succede. Si parte con le frammentarie performance di Eva
Geatti - ballerina, ma presto l’icona creata dall’attrice che molti ricorderanno
protagonista nelle performance dei Motus, scomparirà dalla vista dello
spettatore lasciando il posto a un buio animato da mille suggestioni, dalla dinamica dei suoni.
Come
in quegli antri del terrore che un tempo furoreggiavano
nei luna-park, una tenebra densamente popolata da presenze abilmente sfumate, da
suoni grotteschi e percezioni deviate accoglie l’attenzione del pubblico che si
immerge in un nero dipinto di nero. Un radiodramma? No,
piuttosto una tela nera in cui le azioni sono una sequenza di tratti dello
stesso colore tracciati con cura sulla stessa superficie oscura. Un’istallazione d’arte che ha la forma e la sostanza di un teatro
vissuto d’istinto, anche (o paradossalmente anche di più) al buio. I
segni ci sono, si intuiscono dai fruscii che ti
avvolgono, si scorgono dilatando le pupille, con una certa attenzione a non
rimanere accecati dalle improvvise e violente incursioni di luce.
Un
titolo che insomma è da solo un programma: ma intanto,
Mi spengo in assenza di mezzi, gioca, ironizza, lapida l’immenso
vuoto che c’è, cioè la drammatica carenza di risorse
finanziarie di cui si devono fare carico le giovani compagnie
che spesso non hanno alternativa alla coraggiosa autoproduzione.
Voto
7 ½