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  19/04/2024 - 18:53

 

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Francesco Sframeli, Spiro Scimone
Bar
Di Spiro Sciamone, con Scimone e Sfarmeli, regia di Valerio Rinasco, scenografia di Titina Maselli, costumi di Titina Maselli
Alla Saletta Gramsci di Pistoia il 24 marzo 2006

 




                     di Tommaso Chimenti


Spiro Scimone : Bar
Spiro Scimone : Nunzio
Spiro Scimone : Bar si fa in 3


Un vero spot contro il lavoro nero e la disoccupazione che affligge non soltanto il Mezzogiorno. Da far vedere nei circoli Arci, nelle Case del Popolo, nelle riunioni di partito, di qualsiasi colore, per le strade tra i banchini elettorali. La scena si muove su un unico piano longitudinale, come bassorilievi egizi, il fondo rosso fa da orizzonte caduto, da cappa appesa al cielo, da tela che taglia l’aria, da mannaia, da spada di Damocle, da ghigliottina appena scesa. Poche sedie arrugginite, uno stereo da tre soldi, forse brechtiano, un bidone, bottiglie vuote, uno scaleo per guardare il mondo immobile al di là della “siepe” leopardiana. I nostri due navigano a vista tra l’incerto domani, i sogni di cambiamento, di fuga, di riscatto e rivincita sociale. L’uno, il barista, che vive e dorme ancora con la madre nonostante l’età, sogna di lavorare in un American Bar “dove si preparano gli aperitivi” ed ha già la giacchetta verde fattasi fare su misura anni prima nell’attesa dell’occasione giusta. L’altro ha venduto tutti i pochi gioielli di famiglia ad un piccolo boss locale che gli promette un lavoro, trattenendogli però i primi tre mesi di stipendio, che mai arriverà. E c’è il machismo del Sud, l’alcool e le prostitute, i mafiosi che controllano il quartiere, che è tutto il loro mondo senza alternative, le truffe per arrivare a domani, le carte come unica soluzione di salvezza. Sono personaggi beckettiani che attendono il giorno migliore, il giorno perfetto. Potrebbero essere due moderni Pinocchio e Lucignolo. Felici anche le scelte musicali che sottolineano i silenzi tra i due riempiendo con parole preconfezionate sanremesi, “Questione di feeling” di Cocciante e Mina, dopo Syria, “…come è difficile andar via…”, ed infine Massimo Di Cataldo, spezzando il dialetto siciliano con quell’italiano melenso e lontano, che sa di continente e bello, di amore, di Terra Promessa. “Bar”, “Nunzio”, “Il Cortile”, “La Festa”, la pellicola “Due Amici”: Scimone e Sframeli non sbagliano un colpo riuscendo nel difficile intento di cambiare e valorizzare la loro coppia, qui come in “Nunzio” senza Nicola Rignanese come perfetta spalla d’appoggio, uscendo con semplicità a rifuggire tutte le banalità da quadro d’emarginazione, avvicinandoli, se possibile, a Ciprì e Maresco ed al loro Cinico Tv.

Voto 8 

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