le voci dentro, 2014
Elvira, 2017
"Dopo anni in cui le riflessioni sul teatro e sul lavoro d’attore di Louis Jouvet mi hanno fatto compagnia nell’affrontare repertori diversi, da Molière a Marivaux, da Eduardo a Goldoni, mi è parso necessario che arrivasse il
momento di un incontro diretto”.
Brillante e intenso, come al solito, Toni Servillo porta in scena Elvira (da Elvire Jouvet 40) al Teatro Niccolini di Firenze, in esclusiva regionale, dal 18 febbraio al 12 marzo 2017. Dopo gli straordinari successi, anche internazionali, di Trilogia della villeggiatura e Le voci di dentro, Servillo dirige e interpreta un altro spettacolo prodotto
dal Piccolo Teatro di Milano e Teatri Uniti, con i costumi di Ortensia
De Francesco, le luci di Pasquale Mari e il suono di Daghi Rondanini una pièce in cui le riflessioni di Jouvet sul teatro e sul personaggio ritrovano la stessa stringente
attualità.
“Elvira porta il pubblico all’interno di un teatro chiuso, quasi a spiare tra
platea e proscenio, con un maestro e un’allieva impegnati – afferma
Toni Servillo – in un particolare
momento di una vera e propria fenomenologia della creazione del personaggio.
Un’altra occasione felice, offerta dalle prove quotidiane del monologo di
Donna Elvira nel quarto atto del Don
Giovanni di Molière, consiste nell’opportunità di
assistere a una relazione maieutica che si trasforma in scambio dialettico,
perché il personaggio è per entrambi un territorio sconosciuto
nel quale si avventurano spinti dalla necessità ossessiva della
scoperta”.
Toni Servillo si accosta
da interprete e regista a Elvire, affrontandolo nella nuova traduzione
commissionata a Giuseppe Montesano e avendo accanto tre giovani interpreti:
Petra Valentini, nel ruolo di Elvira, Francesco Marino e Davide Cirri, che
incarnano il futuro nella vitale trasmissione di sapere fra le generazioni. E,
30 anni dopo Strehler,
che diresse Elvira, o la passione teatrale con Giulia Lazzarini nella stagione
1986/87, le riflessioni di Jouvet sul teatro e sul personaggio ritrovano la
stessa stringente Un apologo del teatro, del mestiere dell’attore e della
sua missione civile, con il solo sostegno del corpo, della voce e della presenza degli attori, che svelano le alte parole, le sofferte meditazioni e il severo rigore di un maestro del teatro come il francese Louis Jouvet.
Perché il pubblico conosca la fatica, il dolore, la tensione che si provano affrontando il palcoscenico, in definitiva la segreta realtà di questi sempre imperfetti messaggeri di poesia e verità.
“Louis Jouvet formula a proposito dell’attore la famosa distinzione
comédien/acteur – interviene Toni Servillo – e dice
precisamente: “il comédien è, per così dire, il
mandatario del personaggio, mentre l’acteur delega se stesso
personalmente. Il comédien esiste grazie allo sforzo, alla disciplina
interiore, a una regola di vita dei suoi pensieri, del suo corpo. Il suo lavoro
si basa su una modestia particolare, un annullarsi di cui l’acteur non ha
bisogno”. Trovo il complesso delle riflessioni di Jouvet particolarmente
valido oggi per parlare soprattutto ai giovani del mestiere d’attore”.
Voto
8