È divenuto prima un sorprendente caso letterario, poi un film
effimero in sala ma capace di attivare un’incomprensibile passaparola che l’ha reso un successo del mercato homevideo. Alludiamo
ovviamente a Tre metri sopra il cielo
o 3MSC, perché i casi del terzo
millennio diventano subito acronimi: si tratta del romanzo d’esordio del romano
Federico Moccia, classe 1963, sceneggiatore per il cinema e per la televisione. E’ (o vorrebbe essere) una grande storia d’amore dei disimpegnati giovani d’oggi, divisi tra ragazzi arrabbiati che si sfidano in continuazione tra loro e ragazze sempre intente a parlare di moda ed in fervente attesa dell’amore della loro vita. In Tre metri sopra il cielo l’amore sboccia, per uno scherzo del caso (vestito da semaforo rosso) tra due soggetti agli antipodi come la studentessa modello Baby ed il teppista Step, generoso ma violento: è un amore che regala loro la sensazione di camminare a tre metri sopra il cielo e li trasforma in persone
diverse agli occhi delle rispettive famiglie, entrambe altoborghesi.
Non finirà nel classico happy ending, come la gran parte dei primi veri amori.
Questa commedia sentimentale in salsa giovanile di Moccia cerca di
regalare schegge esistenziali e linguistiche dei teenager romani dei giorni
nostri ma finisce per offrire dialoghi spezzati e incosistenti
quasi da fiction televisiva (ma forse tale è l’attuale gergo giovanile).
In ogni caso 3MSC è stato capace
di diventare un cult sotterraneo dei fauna
giovanile della capitale prima della pubblicazione della Feltrinelli, del film
di Luca Lucini e dell’esplosione a livello nazionale: sorge spontaneo il dubbio
della sua cifrata capacità di comunicazione con il suo privilegiato pubblico di
riferimento, i giovani.
Federico Moccia, Tre metri sopra il cielo, Milano, Feltrinelli,
2004; pp. 319
Voto
5/6