Il Tour de France, la più celebre corsa ciclistica a tappe, deve la sua origine alla concorrenza tra due quotidiani sportivi - "L'Auto - Vèlo" e "Le Vèlo" -, in particolare tra i due direttori, Henri Desgrange e Pierre Giffard. La sera del 20 novembre 1902, Desgrange disse ai suoi collaboratori, Georges Lefèvre, redattore per il ciclismo, e Georges Prade, responsabile della parte automobilistica, che bisognava trovare una idea per aumentare le vendite del giornale, attestate a meno della meta' di quelle del concorrente. In contrapposizione a "Le Vèlo", che aveva inventato la Parigi-Roubaix, sarebbe stato necessario per "L'Auto Vèlo" promuovere una grande e innovativa manifestazione ciclistica che attirasse l'attenzione dei lettori. Non sembrava semplice: erano già' state realizzate varie corse al limite della resistenza. A trovare la formula magica fu "Gèo" Lefèvre: organizzare una corsa a tappe che attraversasse la Francia, portando i ciclisti in luoghi fino ad allora fuori dai circuiti agonistici. Si sarebbe chiamato - aggiunse -, semplicemente Tour de France. Era soltanto una idea, ma sollecito' l'interesse di Desgrande, il quale si mise subito all'opera per realizzarla. Compiuta una prima valutazione sui benefici, il lavoro organizzativo per l'avvio del primo Tour ebbe una accelerazione all'inizio del 1903, alimentata da una campagna di stampa talmente marcata da costringere Desgrande a non lasciarsi scavalcare dalla attesa mediatica che si era creata intorno alla corsa. I ciclisti furono incoraggiati a iscriversi, animati dalla novità', dai premi, e dai regolamenti. Tra essi vi erano atleti di ogni genere: ciclisti di esperienza e personaggi in apparenza folcloristici. Gli iscritti si presentarono alla partenza il primo giorno di luglio del 1903. Previste sei tappe: la prima da Parigi a Lione, l'ultima da Nantes a Parigi. Il libro pubblicato da Ediciclo ricostruisce con precisione le fasi che caratterizzano la invenzione della Grande Boucle, il contesto storico, sociale, agonistico di quel periodo a cavallo tra la fine dell'Ottocento e gli inizi del Novecento. La cronaca delle sei tappe permette al lettore di viaggiare in un tempo in cui il ciclismo, prima che sport, era avventura di individui animati dalla voglia di fare quello che altri non avrebbero mai potuto, di arrivare in luoghi prima inesplorati, utilizzando un mezzo di trasporto che aveva già' avuto molte innovazioni negli anni precedenti, e che sarà' ancora di più' sviluppato dopo quella prima memorabile corsa attraverso la Francia. In sella a biciclette senza cambio e con soltanto il freno anteriore, i ciclisti, moderni navigatori su due ruote, insieme eroi e pirati, contavano su loro stessi, sulle loro capacita' atletiche e soprattutto su una volontà' d'acciaio, pronti a soffrire la fame e la sete, a correre di notte e ad attraversare luoghi in cui potevano essere vittime di agguati. "Ciclismo di altri tempi", si dice con una espressione retorica che non significa nulla. L'aurea di romanticismo e di purezza che pervade certi affreschi del tempo passato è ricondotta dall'autore a una realtà' in cui, come oggi, accanto all'agonismo dai tratti epici c'è la furbizia, a volte a limite della negazione della sportività', se non direttamente tracimante nella scorrettezza. Attraverso la cronaca, il libro ritorna immagini e volti che la maggior parte dei contemporanei non conosce. Figure, a loro tempo degne di prime pagine e celebrazioni, oggi dimenticate. Maurice Garin, valdostano naturalizzato francese, primo vincitore della classifica finale del Tour; Hippolyte Aucouturier, un lottatore in bicicletta; Rodolfo Muller, originario di Livorno e residente a Parigi, il "poeta della bicicletta", atleta appassionato di competizioni sportive (corsa, moto, bicicletta), a cui spetto' il compito di testare le tappe del Tour 1903, prima di parteciparvi e arrivare quarto al Parco dei Principi. La ricerca storica di Paolo Facchinetti, giornalista, già' direttore del "Guerin Sportivo e scrittore di vari testi sul ciclismo, e' completata da una documentazione molto utile agli operatori: la lista degli iscritti al Tour 1903, le classifiche delle singole tappe e quella generale aggiornata, i vincitori della ambitissima maglia a pois per il miglior scalatore (che esiste dal 1933, quella gialla invece dal 1919), le tappe vinte dagli italiani (la prima, la Caen-Parigi, nel 1910, da Ernesto Azzini), più' - per i cicloturisti - una guida alle sei tappe della prima edizione: per chi volesse provare a ripercorrerle.
Voto
8
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