Magic Bus è il titolo di una famosissima
canzone degli Who,
ma anche di un libro - metafora che descrive una generazione attraverso la
musica. Si chiama “Magic Bus. Diario di una rock girl” e indaga (e coinvolge il lettore) in un
vortice di musica vissuta. Eleonora Bagarotti esplora con freschezza il mondo musicale
della fine degli anni Settanta e degli anni Ottanta e ce lo
racconta a modo suo, senza mai indulgere nel già sentito. Il racconto si
sviluppa con fluidità, lasciando trasparire anni di rock, come si vivono nell’adolescenza,
con quel groppo al cuore e quel senso di onnipotenza
che si provano a quell’età in cui ogni concerto
diventa la metafora della vita, in cui la rockstar
preferita è spesso più importante di un guru, più rappresentativo (nelle scelte
dei più) dei genitori.
La storia inizia
con un viaggio in Inghilterra della giovane piacentina. L’autrice (quando era ancora
diciottenne) si incuneava nei backstage, scopriva (e oggi
racconta) da un osservatorio privilegiato modi di fare, abitudini ed episodi dei
protagonisti che hanno fatto la storia del pop e del rock. La sua passione per Pete Townshend e per gli Who spinge
Eleonora a tentare un contatto ravvicinato con i suoi
miti. Non sarà una cosa facile, ma alla fine la sua sperticata dedizione e la sua discrezione saranno premiate e la giovane piacentina
avrà la possibilità di seguire da vicino il suo gruppo del cuore: diventando prima
da amica, poi da addetta stampa e consigliera speciale della band. Il libro racconta l’ingresso
di Eleonora nell’universo dei fan e delle groupie (le ragazze che vivevano all’ombra delle rock star)
londinesi: la Bagarotti si ritrova ad assistere a
concerti, produzioni discografiche, registrazioni e ha l’occasione di
partecipare a intere tournée insieme a vari musicisti, vive lunghi periodi a
Londra, Dublino e New York, conosce Bob Geldof, George
Harrison , Paul McCartney, Mick
Jagger, David Bowie, U2, Elvis Costello.
Interessante, a tratti appassionante e non solo questo
Magic Bus ricco di notizie, aneddoti, riflessioni vissute e raccontate in
diretta. In bilico fra il diario di bordo, l’autobiografia e il saggio rock, il
volume intriga il lettore per il ritmo, per il calore con cui l’autrice vive un
mondo di musica, l’appartenenza ideale alla generazione rock.
Il risultato è un libro capace di appassionare i rock fan,
ma anche tutti gli altri, soprattutto chi desidera capire l’atmosfera che si
respirava un tempo nel mondo della musica d’oltremanica.
Particolarmente
azzeccati i capitoli in cui Eleonora parla della
genesi dei nuovi allestimenti di “Tommy” e “Quadrophenia”,
ma anche degli album solisti di Townshend, dei
rapporti interpersonali fra gli Who
e soprattutto le emozioni del Live Aid visto a Wembley
nelle prime file e poi nel backstage. Naturalmente la prefazione è di Pete Townshend.
Voto
8