Vincenzo Pardini è una figura arcana della letteratura
italiana, dove ricopre il candore ancestrale della creazione al di fuori dei
salotti illustri e lontano da sguardi indiscreti. La passione arriva con il
tramite delle parole, lunghe le righe dei suoi romanzi e racconti, con la
complicità di un linguaggio colto a riscoprire le suggestioni di luoghi o
semplici particolari insiti nella natura delle cose.
La raccolta di racconti Tra uomini e lupi, che esce a quasi
due anni dallo sconcertante Lettera a Dio, Vincenzo Pardini
si aggiudica il Premio
Viareggio - Répaci, sezione "Un libro per l'inverno". Si tratta
di una serie di storie ambientate nel luogo principe della Garfagnana,
paesaggio di rude fascino, in cui lo scrittore rievoca i contorni di un mondo,
in cui la natura e le sue creature, diventano custodi della memoria e del
significato dell'esistere. Il confronto
tra l’uomo e l’animale, diventa il grimaldello di un confronto a se stante,
spesse volte difficile ma aperto ad un contatto o ad uno sguardo che riempie la
vita: basta addentrarsi tra le pagine del racconto La Mora, conturbante ritratto di
una mucca; oppure La morte del mulo, sorta di elegia funebre di viscerale presenza,
per arrivare a Il ghigno della lupa teso nell’annuncio di un dramma imminente,
senza ritorno. Pardini si confronto da subito con il passato e i suoi ricordi,
attingendo alla sua adolescenza tra i microcosmi dei personaggi del luogo, che
compongono le loro piccole storie come i tessitori di una memoria fiera, dando
lustro al Novecento italiano nei suoi paesaggi rurali. In alcuni racconti si
ritrova la dimensione del ricordo come rivela Le due biciclette, in cui si
delineano i ritratti di Almirante e Tavolini insieme a quello del giardiniere
di Pascoli. Mentre in altri si riscontra la dimostrazione fallace
dell’esistenza, come ne La stanza del cacciatore intrisa di accenni struggenti
colta in una sorte spietata. Quella di Pardini è una prosa robusta, che trova
linfa vitale nell’accostarsi alla sua terra d’origine, recuperando inflessioni
dialettali di un tempo, per rafforzare il sentimento primigenio di un passato
attraverso la lingua, traendone una sensibilità d’esercizio che include la
sfida di comprendere il presente per dirigersi verso un futuro consapevole.
Voto
8