Il Mugello è la patria dei galletti
e dei tortelli di patate. Per chi viene da Firenze è il luogo dei boschi, della
frescura anche a Ferragosto, dei monti e della neve d’inverno, delle sagre del
tortello, dei funghi, del cinghiale e della bistecca. Mugello fa da sempre
rima, per i cittadini, con schiettezza, come il rosso di queste parti, genuinità,
purezza. Le vecchie cose di una volta, per tirare fuori dal
cassetto una banalità da sala d’attesa del medico.
Con estrema dolcezza e immensa
tenerezza la trentenne Simona Baldanzi,
con il suo “Figlia di una
vestaglia blu”, (Fazi Editore, 190 pag, 13.50 euro) ma tirando fuori le
unghie ed arrabbiandosi tremendamente, ci prende per mano e ci porta in un
territorio che troppe volte è cartolina, è gita domenicale, è, da qualche anno
a questa parte, il lago di
Bilancino, invaso artificiale, il “nuovo mare dei fiorentini” fatto da un
po’ di ghiaia, musica sparata in cassa, acqua putrida, un outlet
commerciale a pochi passi e tante ville sommerse, affogate sotto. Con
un’operazione rischiosa e difficile, a volte anche scollata, la Baldanzi,
il cognome non arriva per caso, disinvolta, sicura,
fiera, ardita e balda, riesce ad unire, intrecciate alle stesse problematicità,
l’avventura alla Rifle
dei Fratini della madre con quella del Cavet e
dell’Alta Velocità.
Già perché il Mugello, terra anche di
pascoli e latte e coltelli, è da dieci anni traforato, sforacchiato per le
cosiddette Grandi Opere. Un libro sociale tra inchiesta e documento con quel
tanto di autobiografismo, alla Saviano o vagamente
alla Michael Moore,
che basta a camminare passo dopo passo dietro i racconti della jenseria così come con lumino sopra il baschetto nella
pancia delle montagne. Piccoli capitoli, piccoli sorsi d’acqua fresca come le
tante sorgenti che sono state chiuse a causa dei lavori, piccole storie di
disgregamento, di allontanamento, tentativi, purtroppo
in molti casi riusciti, di ridurre l’uomo a singolo, a cellula, a unità, come
nella “catena” a costruire pantaloni e maglioni, così come a scavare, e morire
troppe volte, lontano migliaia di chilometri da casa. Soli perché il partito latita, il sindacato strizza l’occhio ai padroni e la
forbice si allarga sempre più.
Voto
8