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  26/04/2024 - 21:00

 

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J. G. Ballard
Super-Cannes
Un mistero in più di 400 pagine di narrazione
Ed. Universale Economica Feltrinelli, 2002

 




                     di Lucia Fazzi


E’ nato nel 1930 a Shangai James Graham Ballard e nel 1961 pubblica il suo primo romanzo, Il mondo sommerso; nel 1973 esce Crash e nel 1984 L’impero del sole - forse le sue opere più note- dalle quali sono sono stati tratti gli omonimi film, il primo diretto da David Cronenberg e il secondo da Steven Spielberg.

La convinzione che tutta la scrittura contemporanea, essenzialmente, si riduca a fantascienza, unita a temi narrativi quali la distruzione della terra e dell’uomo ad opera della tecnologia, ormai divenuta realtà dotata di propria indipendenza e ribelle all’uomo, suo creatore, sono il file rouge che collega tutte le opere di Ballard, che viene quindi annoverato tra gli specialisti nella narrativa apocalittica ed uno dei creatori del movimento cyberpunk.

È però la violenza intesa come fonte di divertimento e, paradossalmente, come possibile cura alla noia e all’invecchiamento, la vera protagonista della sua ultima fatica letteraria, Super-Cannes; proprio partendo dal riconoscere quanto essa sia parte integrante della nostra cultura del divertimento – film, combattimenti di pugilato, incidenti di Formula uno, fanno ormai parte del nostro sistema di intrattenimento sociale – Ballard ci trascina all’interno della complessa trama di questo nuovo romanzo, in cui una realtà apparentemente tranquilla e ormai sterile, dominata dalla tecnologia e dal progresso, elegge questo sentimento primitivo ancestrale, e quindi quasi dimenticato, a rimedio contro la routine.

Sarà il dottor Wilder Penrose, psichiatra e fondatore dell’ultramoderno parco tecnologico in cui la giovane pediatra Jane Sinclair -accompagnata dal marito Paul, reduce da un brutto incidente- viene invitata a lavorare, ad illustrare i vantaggi della terapia sperimentale da lui ideata; a Eden–Olympia, villaggio costruito in Costa Azzurra, dove vivono migliaia di dirigenti delle più importanti multinazionali -e dove, paradossalmente, non vive neanche un bambino, a giustificare la presenza di Jane -, "il lavoro è diventato una forma di piacere" e gli individui passano gran parte del loro tempo lavorando. Ma solo pochi mesi prima, Eden-Olympia è stata teatro dell’uccisione di dieci persone ad opera di John Greenwood, predecessore di Jane: questo gesto apparentemente insano, che non sembra aver colpito più di tanto gli abitanti del parco tecnologico, spingerà Paul, l’unico a non lavorare perché convalescente, a indagare sul massacro e a scoprire una verità ben diversa dalle apparenze, tanto assurda quantoaffascinante, costringendolo a diventare parte attiva e consapevole sperimentatore del metodo terapeutico dello psichiatra.

Un mistero che, in più di 400 pagine di narrazione, "costringe" il lettore a smontare e rimontare la storia molte volte, fare ipotesi spesso smentite dagli eventi e cercare, ad ogni nuovo indizio trovato, l’epilogo che più si adatta alla storia.

Il racconto, per la verità, non riesce però mai a raggiungere picchi molto alti di suspense, non contiene clamorosi colpi di scena pur promettendoli ad ogni pagina, ed, infine, si serve di immagini caricate di un voyeurismo e di una morbosità che a tratti sembrano molto forzate; il lettore, carico di aspettative e bramoso di emozioni forti, non viene mai coinvolto completamente dagli eventi, pur trovandosi comunque "trascinato" ad arrivare in fondo ad una storia che incuriosisce ma spesso manca di mordente, e che spesso trabocca di descrizioni molto particolareggiate che stancano e distraggono soltanto.

Voto 6 

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