N.O.I.R.
Quindici passi nel buio
A cura di Andrea Franco. Sedici autori: Giuseppe Agnoletti, Vincenzo Barone Lumaga, Angela Buccella, Giovanni Buzi, Marco Roberto Capelli, Matteo Coluzzi, Luca Di Gialleonardo, Andrea Emiliani, Andrea Franco, Enrico Luceri, Biancamaria Massaro, Alessandro Nicolò, Giuseppe Pastore, Cinzia Pierangelini, Stefano Valbonesi, Alessio Valsecchi
Traccediverse, 2005 (130 pp., 11 euro)
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Il giallo, il poliziesco,
l’horror, il noir negli ultimi anni ha ripreso vita sugli scaffali delle
librerie, nelle sceneggiature delle fiction tv, al cinema. L’animo nero delle
cose, il buio che fa da contraltare alla luce, il lato subdolo e nascosto ha da
sempre affascinato l’umana natura. Ma anche in questa abbondanza di titoli,
l’antologia “N.O.I.R.”
acronimo del genere letterario stesso, si eleva dalla fanghiglia del sottobosco
globalizzato. Ecco i quattro cardini, le quattro sezioni che la compongono: Noir, Orgasmo, Incubo e
Rimembranza. “Quindici passi nel buio, quindici racconti – spiega Andrea
Franco, il curatore della raccolta edita da Traccediverse di Torino (130 pp., 11
euro) – quindici modi di affrontare il buio, di sopravvivere al lato più nero
dell’animo. Dare forma alle proprie angosce, alle paure che si annidano
nell’oscurità, sondando la parte più intima di ognuno di noi”. Non solo dramma,
sangue e morte ma anche dolore, rimpianti, incertezze. “La strada” di Marco
Capelli, “Il guasto” di Enrico Luceri, “Blue Eyes” dello stesso Franco, “Quella
sbagliata” di Alessandro Nicolò, “Banchetto romano” di Giovanni Buzi, “La
quaresima” di Cinzia Pierangelini, “Girotondo” di Angela Buccella, “Bye, bye,
Foxy Lady” di Vincenzo Barone Lumaga, “La mitomane” di Alessio Valsecchi, “Dentro
e fuori di me” di Giuseppe Agnoletti e Stefano Valbonesi, “Un figlio per
Stella” di Giuseppe Pastore, “Punti di vista” di Biancamaria Massaro, “Sub
rosis” di Andrea Emiliani, “In memoria” di Luca Di Gialleonardo, “Il museo” di
Matteo Coluzzi. Sono i quindici gradini da scendere per addentrarsi nel fitto
oscuro bosco dell’inconscio, per respirare l’acredine, avere il fiato corto, il
respiro mozzato e smorzato, sentire le foglie secche sotto i piedi, i palmi
delle mani sudate, i cigolii delle porte. “un racconto noir non è soltanto un
mezzo per dare voce alla violenza, questo tipo di narrativa è la sola in grado
di affrontare temi forti, scomodi. Tutto ruota sul dualismo vita- morte, bene-
male che mai sono distinti in modo netto”. Da una parte la violenza nelle sue
varie rappresentazioni, dall’altra la paura che inevitabilmente le fa da
cornice.
Voto
8
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